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Spagna/Logroño  
Palma + HANGHAR

Types of spaces

L’installazione “Types of spaces”, a firma congiunta dello studio messicano Palma e di quello madrileno Hanghar, rientra nell’ambito di Concéntrico, il Festival Internazionale di Architettura e Design di Logroño, in Spagna, che si è svolto nel settembre del 2021 e che, come ogni anno, anche questa volta ha proposto riflessioni sull’ambiente urbano attraverso mostre, eventi e performances allestiti in luoghi pubblici e spazi nascosti della città spesso trascurati nella vita quotidiana.
La denominazione dell’intervento, “Tipi di spazi”, sembra volere evocare il celebre testo di George Perec “Specie di Spazi” in cui l’autore, tra l’altro, ragionava sull’esigenza insopprimibile di luoghi “stabili”, “immutabili”, “radicati”, “punti di riferimento e di partenza” e al contempo, di fronte all’indiscutibile fragilità degli spazi e alla transitorietà a cui sono soggetti, si scervellava su come “trattenere qualcosa” e “lasciare da qualche parte un solco, una traccia”. Del resto, l’esigenza di permanenza e identità è uno dei principi fondativi dell’Architettura che, plasmando lo spazio, gli conferisce un ruolo semantico fondamentale al fine, per dirla sempre con Perec, di “fare sopravvivere qualcosa”. 
Quest’opera, semplice e minimale, porta con sé proprio questa volontà di riscatto di uno spazio riconquistato dal magma dell’oblio e dell’anonimato, ricucendo al tessuto cittadino un “non luogo”: un’area di passaggio nella vecchia fabbrica di tabacco La Rioja priva di caratterizzazione.
Il percorso stretto ed allungato che ha come sfondo la preesistente ciminiera in mattoni rossi ospita una sequenza di corridoi e stanze quadrate e curvilinee a cielo aperto di 3,6 x 3,6 m che si succedono come una processione di “tipi di spazi” urbani chiaramente connotati.
Quasi in contrapposizione con la visione di una città circostante caotica e soffocante, l’installazione propone un’idea di spazio pubblico fortemente empatico ed avvolgente in cui il visitatore si trasforma da “passante generico” ad “abitante”, grazie alla scala domestica degli ambienti. Questo aspetto di intimità viene reso possibile dall’uso del laterizio come unico materiale da costruzione. Gli spazi sono delimitati da pareti in blocchi di termolaterizio 30x30cm che, grazie al carattere caldo e materico del mattone, materiale profondamente consolidato nell’immaginario collettivo in relazione all’abitare, conferiscono all’intervento l’aura di un accogliente “focolare” protetto dal fragore della vita urbana esterna. I laterizi definiscono lo spirito del luogo secondo una logica dicotomica grazie alle diverse potenzialità espressive del materiale, enfatizzando da un lato il carattere tettonico della costruzione e dall’altro, tramite la trama tessiturale di pieni e vuoti dei forati, evocando un’intenzionale “dematerializzazione” dell’opera massiva. La pavimentazione, costituita da schegge di mattoni di recupero, dà continuità materica e figurativa allo spazio aggiungendo la dimensione sensoriale del “soundscape”: invitando il visitatore a percorrere la strada in lentezza e a percepire il suono dei propri passi, sembra volere suggerire l’incedere compiaciuto e vago di un flâneur di baudeleriana memoria che riscopre una parte ritrovata della propria città. In un limbo un po’ surreale tra spazio privato e pubblico, tra compattezza e leggerezza, tra cielo e terra, in un angolo nascosto e ora rivelato della città, questo piccolo ma evocativo intervento dimostra come pochi gesti simbolici riescano a richiamare lo spirito di un’architettura accogliente e a misura d’uomo, anche grazie al laterizio come materiale ideale per realizzare il “tipo di spazio” adatto ad accogliere e a proteggere chi lo abita. 

Chiara testoni,
Architetto, PhD