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Dall’efficientamento energetico alla decarbonizzazione degli edifici, la 4° versione dell'EPBD

Il nuovo orientamento della Direttiva sulla prestazione energetica in edilizia, con l’abbattimento delle emissioni di gas a effetto serra nell’intero ciclo di vita degli edifici, mira alla neutralità climatica del patrimonio costruito. Ciascun Stato membrò sarà responsabile dell’adozione, in funzione delle specifiche condizioni sociali, economiche e ambientali

La Direttiva UE 2024/1275 sulla prestazione energetica in edilizia (di seguito individuata dalla sigla EPBD4, Energy Performance of Buildings Directive), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale UE l’8 maggio 2024, nasce dalle modifiche sostanziali che si sono rese necessarie alla precedente Direttiva 2010/31/UE. La Commissione europea, nell’ambito del Green Deal, punta infatti al miglioramento della prestazione energetica degli edifici, in considerazione del fatto che ad oggi il 40% dell’energia usata in Europa è associata ai consumi energetici degli edifici e che il 75% degli edifici risulta inefficiente sul piano energetico; inoltre, il 36% delle emissioni di gas a effetto serra risulta riconducibile al settore dell’edilizia. Già nel 2022, a livello internazionale, gli edifici risultavano responsabili del 34% della domanda energetica globale e del 37% delle emissioni di anidride carbonica (CO2)  correlate all'energia e ai processi. In particolare, il Global Status Report for Buildings and Construction - pubblicazione di punta della Global Alliance for Buildings and Construction - indicava nel dettaglio i contributi specifici dell’intera filiera delle costruzioni, a partire dalla produzione dei materiali alla cantierizzazione, fino alla fase operativa. In questo scenario, si registra chiaramente il peso rilevante della fase d’uso degli edifici rispetto all’impatto dell’industria manufatturiera. Ciò nonostante, l’EPBD4, strumento legislativo sviluppato principalmente per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra al fine di contrastare i cambiamenti climatici, si inquadra con valutazioni e verifiche nell’intero ciclo di vita degli edifici con l’obiettivo di una più ampia filiera a neutralità climatica zero entro il 2050. Tale obiettivo dovrà tenere comunque conto delle condizioni locali, climatiche esterne, delle prescrizioni relative alla qualità degli ambienti interni e dell’efficacia sotto il profilo dei costi.