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Spagna/Serò  
Toni Gironés

Percorsi in laterizio

Il laterizio accompagna e avvolge il visitatore lungo i vari percorsi che caratterizzano lo spazio espositivo progettato da Toni Gironés nella piccola località catalana di Seró. Pavimenti esterni, pavimenti interni, pareti, soffitti, grate in laterizio, lasciati al grezzo, creano una materialità suggestiva e fortemente integrata nel territorio.

Nel 2007, nella località di Seró, situata nella municipalità di Artesa de Segre, in provincia di Lleida, nel cuore della Catalonia, durante i lavori di costruzione della rete di distribuzione dell’acqua sono stati ritrovati i resti archeologici di un antico monumento, che risale a 4.800 anni fa. La caratteristica più rilevante di questa scoperta è stata la natura megalitica delle lastre di arenaria ritrovate e soprattutto l’accuratezza delle decorazioni geometriche scolpite su di esse. Da qui l’idea di progettare un edificio che inglobasse e proteggesse tali reperti: collocato accanto alla piazza principale del paese, utilizzando i terreni di due frutteti abbandonati, il nuovo fabbricato è stato pensato come un piccolo luogo culturale, destinato ad usi polivalenti. L’edificio cerca di mimetizzarsi nel territorio, di cui imita la topografia per risolvere il dislivello tra  piazza e gli originari frutteti. Ne deriva un’architettura minimalista e “brutale” che disegna lo spazio non solo interno, ma anche esterno: rendendo percorribile la copertura, come una piazza in quota. L’utente può spostarsi, tramite rampe, dalla quota superiore a quella inferiore e percorrere l’edificio “esternamente”, per poi entrare e trovarsi anche all’interno trasportato in una serie di percorsi tematici, molto suggestivi. 

La costruzione fa ricorso a materiali locali, poveri e lasciati al grezzo. La piazza-copertura è caratterizzata da percorsi in mattoni forati di laterizio, le cui cavità sono riempite con piccoli frammenti di laterizio, e parti non percorribili dove gli stessi frammenti simulano un ciottolato; un sistema di  lucernari permette l’illuminazione degli spazi espositivi sottostanti. Questi “selciati porosi” sono stati una precisa scelta progettuale non semplicemente estetica (per fondersi col paesaggio rurale) ma anche prestazionale (per garantire un’adeguata inerzia termica estiva). Il perimetro della pavimentazione della piazza non prevede coronamenti ed è delimitato da barre di acciaio tipiche delle armature del calcestruzzo, che definiscono limiti “trasparenti”, guidando il visitatore lungo percorsi prestabiliti. Una intelaiatura di barre di acciaio costituisce anche le rampe, che appaiono come una struttura temporanea, simile a un ponteggio di un cantiere ancora aperto. La piazza antistante l’edificio non è pavimentata ed è delimitata da muretti in pietra che richiamano i muretti di confine tra i terreni coltivati. All’interno, lo spazio espositivo è in parte dedicato al tema del vino, prodotto prevalente delle cooperative locali, e svolge le stesse funzioni sociali e di ritrovo di un bar di paese. Da qui l’idea di creare grandi porzioni di parete come se fossero scaffali e ripiani per le bottiglie, con lo scopo di definire superfici vetrate permeabili alla luce: anche qui il laterizio, utilizzato come grata di supporto alle bottiglie, diventa elemento decorativo e di sostegno meccanico. 

Le grate, formate dall’accostamento in verticale di particolari blocchi in laterizio a grandi fori, sono talvolta riempite con bottiglie creando così veri e propri involucri trasparenti di separazione tra interno ed esterno, altre sono lasciate con i fori vuoti accompagnando, dunque, il visitatore lungo percorsi che rimangono permeabili rispetto agli ambienti confinanti. 

Oltre alle sale polivalenti, il progetto propone un percorso di scoperta verso la zona espositiva dove è documentato il ritrovamento dei pezzi della tomba megalitica: un giro a spirale quadrangolare con una pendenza quasi impercettibile, circondato da grate in blocchi di laterizio forati che lasciano entrare la luce fioca, l’aria, gli odori della campagna, la nebbia; man mano che si prosegue l’intensità della luce diminuisce, la pavimentazione in laterizio si disintegra diventando ghiaia rumorosa al passo, fino alla camera interna con i reperti. Un percorso sensoriale dove il laterizio costituisce materia che dalla terra si crea e con la terra si rifonde, poeticamente.

Monica Lavagna Professore Associato
Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito, Politecnico di Milano

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