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Paolo De Benedictis + Glenda Flaim

ZEB, laterizio e qualità abitativa

L’obiettivo dell’efficienza energetica della fase d’uso dell’edificio viene traguardato nel progetto del B&B Casa Incantata ponendo al contempo attenzione anche a garantire il benessere abitativo e la durata nel tempo dell’involucro grazie alla scelta di soluzioni costruttive in laterizio

La sfida imposta dalle normative verso la realizzazione di edifici a «energia quasi zero» trova esemplare attuazione nel progetto del B&B Casa Incantata, dove gli obiettivi di efficienza energetica non oscurano l’attenzione progettuale per la qualità architettonica, per la vivibilità degli spazi interni, per il comfort abitativo e per scelte costruttive orientate alla durevolezza e alla ridotta manutenzione nel tempo dell’edificio. Un'attenzione progettuale capace di coordinare le scelte di insieme, volumetriche e di articolazione degli spazi, con le scelte di dettaglio.

In questo progetto, essenziale nelle forme e nelle scelte tecniche, la cura dei dettagli caratterizza al contempo il linguaggio formale e la qualità funzionale della costruzione. L’edificio si colloca nel suggestivo paesaggio della Val di Non, tra i meleti che si estendono ai confini di Revò (TN) e nasce dalla demolizione di un edificio residenziale degli anni ‘70, di cui sono state conservate proporzioni e volumetria originarie, riconfigurando però completamente il carattere architettonico.

Il volume è monolitico, compatto ed essenziale. Da un lato, tale scelta risponde alle esigenze di contenimento del fabbisogno energetico invernale tramite la riduzione delle dispersioni termiche e di comfort termico estivo tramite l’utilizzo di un involucro massivo dotato di elevata inerzia termica. Dall’altro, risponde alla volontà formale di rievocazione attualizzata dei caratteri linguistici della tradizione alpina, che si estende anche agli elementi di dettaglio come l’intonaco bianco a finitura delle facciate e le imbotti in legno di Rovere come cornice delle aperture.

Caratteri formali di rottura con la tradizione sono invece il contenimento della cornice di gronda all’interno delle murature perimetrali, per mantenere la purezza del volume, e la varietà e composizione libera delle aperture, pensate e collocate in relazione ai diversi ambienti interni. La dimensione e collocazione differente delle aperture è stata progettata anche per favorire sui fronti irraggiati lo sfruttamento nei mesi freddi degli apporti gratuiti di calore derivanti dalla radiazione solare e ridurre le dispersioni termiche dei fronti meno irraggiati, al fine di ridurre il fabbisogno energetico invernale.

Sono quindi state poste ampie aperture trasparenti verso sud, in corrispondenza delle zone giorno, in modo da garantire ambienti di vita confortevoli in inverno grazie a una maggiore illuminazione e all’apporto di calore diretto del sole, pienamente «sfruttato» dalla presenza di elevata massa termica di accumulo, e finestre di dimensioni contenute a est a ovest, in corrispondenza delle zone notte e dei servizi, per ridurre le dispersioni termiche invernali.

Il fronte nord è in aderenza a un edificio esistente. Per evitare il surriscaldamento estivo, le vetrate sono ombreggiabili tramite schermature esterne che evitano l’irraggiamento diretto degli ambienti interni nei mesi caldi e l’elevata massa termica delle murature garantisce lo sfasamento e l’attenuazione dell’onda termica entrante. Le chiusure verticali opache sono caratterizzate da elevate prestazioni di isolamento termico e di inerzia termica e sono costituite da una doppia muratura in laterizio con isolamento interposto.

Tutti i solai e le pareti verso ambienti non riscaldati sono isolati in modo da garantire il medesimo valore di trasmittanza dell’involucro esterno. Particolare attenzione è stata posta alla correzione dei ponti termici, che costituiscono elemento di particolare fragilità in edifici caratterizzati da involucri molto performanti. Alla semplicità volumetrica esterna si contrappone una elevata ricchezza di articolazione degli spazi interni, che si strutturano attorno a un vano scala centrale.

Il progetto degli impianti è stato elaborato cercando di prevedere un risparmio energetico, un guadagno economico e un buon confort abitativo durante tutti i periodi dell’anno. Per l’impianto di riscaldamento sono stati usati pannelli radianti e una caldaia a condensazione alimentata a pellets. La produzione di acqua calda sanitaria è integrata da un impianto solare termico. Per evitare perdite energetiche il ricambio d’aria è affidato a un impianto di ventilazione meccanica controllata.

Tutti questi accorgimenti progettuali hanno dimostrato la possibilità non solo di ottenere un edificio in classe energetica A+ (con un fabbisogno energetico invernale di soli 22 kWh/m2a) e che traguarda l’obiettivo ZEB (grazie alla autoproduzione di energia da fonti rinnovabili), ma anche di garantire spazi pensati per la qualità di vita delle persone che li abiteranno. 

Monica Lavagna
Ricercatore, Politecnico di Milano

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