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Italia/Torino  
DAP studio/Elena Sacco, Paolo Danelli

Recupero per residenza studentesca

DAP studio ha realizzato un intervento sensibile ed elegante di recupero di un complesso storico a Torino, precedentemente adibito a sede di uffici e convertito in residenza studentesca con servizi e spazi comuni.
L’edificio, all’angolo tra Corso Palestro e via Bertrandi, è caratterizzato da un impianto ad “L” attorno ad una corte centrale e si sviluppa su cinque piani fuori terra, oltre a un piano mansardato e a un piano interrato. Una fisionomia composta ed austera caratterizza i fronti su strada, impostati su un basamento a bugnato rustico e scanditi regolarmente da un ordine gigante di paraste che prosegue in un ordine minore nel coronamento. Un androne di accesso, sia pedonale sia carrabile, funge da “cannocchiale” urbano che connette percettivamente la strada al giardino interno e conduce agli ambienti.
L’intervento ha inteso preservare e valorizzare i caratteri di pregio del fabbricato storico, innescando una potente dialettica espressiva tra preesistenza e intervento contemporaneo.
Negli esterni, sono state intraprese operazioni di minima, funzionali a preservare il carattere consolidato del fabbricato, tra cui la sostituzione di serramenti, pluviali e canali di gronda, tinteggi in coerenza con le cromie esistenti, recupero di scuri, parapetti, davanzali e soglie, nuova illuminazione).
Negli interni, invece, lo studio ha optato per una radicale trasformazione degli spazi che, a seguito di ripetuti cambi di destinazione d’uso, erano stati completamente manomessi e privati di ogni elemento di pregio visibile.
Il progetto ha mantenuto l’impianto distributivo originario, introducendo tre corpi scala ex novo: due, disposti ai lati opposti dell’androne (a sudest e a nord-ovest) che conducono rispettivamente al piano interrato e ai piani superiori; un terzo che conduce dal cortile ai locali di servizio interrati.
Le aree funzionali risultano chiaramente ripartite. Il piano terra ospita la reception e gli spazi distributivi; il piano interrato gli ambienti comuni (una palestra ad uso dei residenti, tre sale polivalenti, locali tecnici e di servizio). Ai piani superiori, si situano 19 appartamenti (4 ad ogni piano e 3 nel sottotetto) di varia tipologia, tra camere singole, doppie e doppie con servizi privati, per ospitare fino a 82 utenti.
Tutte le partizioni, gli arredi, i controsoffitti, i serramenti interni sono stati rimossi e gli involucri strutturali liberati dagli intonaci, in modo da riportare alla luce la corposa muratura di mattoni pieni con spessore variabile tra i 75 ed i 65 cm, le volte a botte nell’interrato e a crociera al secondo e terzo piano.
Negli spazi comuni al piano terra e interrato, a segnalare con chiarezza il gesto contemporaneo rispetto alle murature storiche a vista, sono gli elementi d’arredo, strutturali e di finitura (dalle strutture ai parapetti delle scale, ai (rivestimenti parietali) in metallo dai toni scuri, realizzati con tecnologie a secco e dunque reversibili, che creano un acceso contrasto con le superfici ruvide e massive in laterizio. Ai piani superiori, il carattere “cavernoso” degli spazi di relazione ai piani terra e interrato si stempera in ambienti residenziali nitidi e radiosi, dove prevalgono le superfici lisce e i toni chiari.
Come per il design degli elementi ex novo, così anche per il recupero e l’integrazione della struttura in muratura a vista lo studio ha adottato un approccio attento e scrupoloso. Dopo l’eliminazione dello strato superficiale di intonaco (con cura per i mattoni sottostanti) e la depolverizzazione ad aria compressa di fughe e fessure e il loro risarcimento nelle parti mancanti, lo studio ha optato per la ricucitura delle porzioni murarie che necessitavano di una sostituzione attraverso altri mattoni di recupero provenienti da demolizioni parziali in breccia, effettuate in situ e finalizzate all’apertura di porte e di vani di passaggio. La selezione dei laterizi di recupero è avvenuta con particolare attenzione alla durabilità e integrità degli elementi ma senza specifiche indagini strutturali, in considerazione del riutilizzo al solo scopo di risarcimento delle lacune superficiali. Sfumature di tono e porosità diverse sono state ritenute accettabili in quanto proprie della vecchia muratura, di cui il progetto ha posto in luce le tracce evolutive, gli aspetti tessiturali e cromatici variegati (tra cui la presenza di elementi lapidei, in alcune parti) e le irregolarità come segno del processo naturale di stratificazione storica.
Un intervento raffinato ed efficace, che propone la poetica dei contrasti come strumento compositivo di lettura e significazione dello spazio storicizzato e di affermazione del gesto contemporaneo come atto dichiarato ma non prevaricante sulla longevità dell’esistente.

Chiara Testoni,
Architetto, PhD