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Spagna/Toledo  
Paredes Pedrosa Arquitectos

Due abitazioni a Oropesa

L’occasione è straordinaria: portare a nuova vita le residenze in rovina affacciate sul sagrato di Nuestra Señora de la Asunción, sotto gli archi della sopraelevazione pedonale dei nobili Alvarez de Toledo. Richard Ingersoll ha affermato dell’opera di questi architetti: «è caratterizzata dal suo senso tellurico e dalla sua forza tettonica, ma soprattutto dalla sua inevitabile valenza pubblica» (libera traduzione dell’autore). Si ritrovano queste caratteristiche anche nel progetto di Oropesa, apparentemente sfavorevole nelle sue premesse: gli archi e il contesto sono fortemente vincolati per le valenze storico-artistiche.
Il camminamento in quota nato per collegare il castello cittadino alla chiesa e permettere ai nobili l’esclusivo accesso panoramico al duomo, discende verticalmente sull’area d’interesse con l’impronta dei suoi pilastri sovraordinati, quasi d’ordine gigante rispetto al dettaglio delle case, ma ugualmente in opera muraria laterizia. Rispetto a questa struttura le murature delle case si sono disposte nel tempo come i divisori in una pianta libera: il percorso dal palazzo alla chiesa ha generato la geometria della scala urbana; sotto a questa cresce la città alla scala dell’uomo.
Gli edifici si dispongono oggi ortogonalmente alle arcate storiche e le due giaciture si intrecciano, creando i presupposti architettonici per esiti spaziali unici per contenuti e visuali. Il lato minore del complesso delinea il sagrato del duomo, raccontando la sovrapposizione delle tecniche costruttive, della storia, delle destinazioni d’uso pregresse e delle funzioni. L’intervento di Paredes e Pedrosa è coraggioso: vede le opportunità per nuovi equilibri abitativi e facendo fulcro sulla generosità dell’opera muraria classica, sulle sue capacità espressive avvolgenti e sull’intrinseco senso di continuità spaziale trasmesso dalle sue membrature, ripulisce la preesistenza da quanto non più necessario, quindi opera sostituzioni volumetriche mirate alla coerenza del risultato finale, riuscendo a rafforzare la lettura di tutti i contenuti storici inscritti nell’affaccio monumentale. Se per alcune porzioni di parete l’intervento è restaurativo, per altre è di completamento o di sostituzione scegliendo nuovi conci laterizi di colore e dimensione compatibili.
Nel gioco di scale dimensionali, livelli di calpestio e traguardi visivi, non vi è soluzione di continuità fra gli affacci verticali e quelli di copertura in falda: alle tonalità rosa, rosse e brune delle murature rispondono le simili sfumature dei coppi e canali sommitali, in buona parte recuperati e riproposti. Risaliti con lo sguardo dalle pareti perimetrali ai tetti, seguiamo i conci laterizi ricalare verticalmente nei patii interni, divenuti ora un solo patio allineato ai corpi di fabbrica delle abitazioni. Questo patio centrale è uno degli spazi di nuova concezione più trasformato rispetto alla preesistenza, lascia leggibilità della stratificazione e anzi ne facilita la lettura, si articola su differenti livelli di calpestio, propone traguardi visivi verso la città e i monumenti più simbolici, concede anche alla città di entrare con eccezionali scorci della principale chiesa cittadina, offre aria e luce agli spazi interni, segna la continuità in-out con la matericità delle sue aperture.
La ricostruzione del basamento murario mancante diviene pretesto per la caratterizzazione unitaria del calpestio di base e delle sue sponde: gli architetti scelgono appositamente una ceramica delle dimensioni di mattoni laterizi posati in coltello; il colore ocra media le tonalità esterne della città e i chiarori interni delle abitazioni, perché pure all’interno si punta sullo spazio avvolgente ricreato dal laterizio con murature spesse plasmate a divenire archi e volte; il mattone è lasciato a vista, ma verniciato in tonalità chiarissime, al pari di ogni altra membratura costruttiva.
Vengono ricoperti della medesima velatura i solai interni realizzati in putrelle e voltine laterizie; limitate pannellature ovvero contropareti intonacate completano le scenografie interne. Le contropareti e le coperture in cotto ricostruite rispondono ai requisiti termici funzionali alla coibentazione e al comfort interno delle due abitazioni di circa duecento metri quadri, riorganizzate in luogo delle tre originarie. I due principali volumi finali corrispondono alle due case, l’una affacciata su strada e su patio comune, l’altra su patio comune e cortile privato.
Il confronto con la straordinarietà dell’antico ha punteggiato la carriera di Paredes e Pedrosa in almeno altre due occasioni fondamentali: la realizzazione della nuova biblioteca di Ceuta, e quella della copertura a protezione della villa romana La Olmeda. Il confronto si traduce sempre in modi diversi e creativi con sovrapposizione di livelli, di percorsi, di epoche e di funzioni. A Oropesa la sovrapposizione è condizione stessa della preesistenza, con il camminamento elevato sopra la città e sul nuovo intervento.

Alberto Ferraresi,
Architetto, libero professionista


Scheda tecnica

 

Oggetto: Due abitazioni
Località: Oropesa, Toledo, Spagna
Progetto architettonico: Ángela García de Paredes,Ángela García de Paredes,Ignacio Pedrosa
Capo progetto: Inés Cobisa
Gruppo di progettazione: Álvaro Rábano, Clemens Eichner,Álvaro Rábano, Clemens Eichner,Roberto Lebrero, Blanca Leal,Guiomar Martín
Progetto strutturale: Alfonso G. Gaite. GOGAITE, S.L.
Progetto impiantistico: Nieves Plaza
Archeologia: Juan Manuel Rojas
Cronologia: progetto 2011-2013 realizzazione 2013-2015
Superficie: prima 368 m2 dopo 316 m2 
Fotografie: © Luis Asín