Il recupero urbano dell’antica zona portuale di Amburgo, compresa tra il fiume Elbe e Speicherstadt, è uno degli interventi più interessanti, nel suo genere, realizzati in Europa. Con oltre 12.000 residenti e 40.000 pendolari giornalieri il nuovo sobborgo si sta configurando come un moderno centro direzionale ma anche come un quartiere residenziale di qualità, ottimale non solo per lo svolgimento delle attività lavorative.
Il piano di recupero, che prevedeva, oltre alle residenze, la realizzazione di sedi universitarie (nel sobborgo è nata la HafenCity University), scuole private, uffici e centri commerciali, è impreziosito, tra gli altri, dal progetto della nuova Elbe Philharmonic Hall a opera di Herzog e De Meuron. Poiché il quartiere non si configura esclusivamente come un distretto manageriale, di fondamentale importanza è stata la progettazione di tutti quegli edifici che in una città svolgono proprio la funzione di elevare la qualità della vita di chi vi risiede: oltre alla nuova filarmonica, di particolare importanza è apparsa la progettazione dei luoghi destinati non solo al culto e alla preghiera ma anche alla riflessione e alla sosta, dove potersi fermare, rallentando i ritmi frenetici quotidiani.
Nel 2009, dalla volontà di 19 chiese cristiane di Amburgo, viene bandito, caso unico in Germania, il concorso per la progettazione di un nuovo centro ecumenico «collettivo». Gli architetti Wandel, Hoefer, Lorch + Hirsch vincono il concorso progettando un edificio multifunzionale che combina, in una sorta di «incubatore della spiritualità», diverse tipologie edilizie tra cui quella residenziale, quella direzionale e quella religiosa.
La costruzione era vincolata ad alcune rigide prescrizioni del piano di recupero che prevedeva, inoltre, l’obbligo di attaccarsi in continuità con l’edificio esistente e di rispettarne le altezze e gli ingombri. Queste restrizioni hanno condizionato la progettazione dell’opera, limitandone sensibilmente l’espressività formale. L’impossibilità di realizzare un campanile, così come il vincolo di rispettare l’allineamento dei fronti, per esempio, hanno costretto i progettisti a utilizzare altre soluzioni formali, tecnologiche e materiche per conferire al complesso il simbolismo richiesto a un edificio di culto.
Il forum ecumenico, il cui ingresso si trova nel punto di intersezione di Shanghaiallee, uno dei viali principali della città portuale, e Steinenschanze, un asse urbano che visivamente lo collega con il Lohsepark, ha una superficie di circa 4.600 m2 e si sviluppa su 7 piani fuori terra e due interrati riservati a parcheggio. Al piano terra, il fulcro del centro, sono dislocate le strutture pubbliche, ovvero la cappella, le sale riunione, il punto informativo e il resturant-cafè. Tutti gli ambienti, collegati tra loro nella direzione trasversale (strada – giardino) e longitudinale, sono stati progettati per essere utilizzati in modo flessibile.
La cappella è caratterizzata dalla presenza di una parete curva grigliata in laterizio, retro illuminata, nella quale alcuni mattoni sono messi in opera ruotati di 90 gradi e fungono da supporto per le candele, mentre altri riportano incisi i motti delle chiese. La stanza è spoglia, quasi asettica, arredata con un altare in legno e trenta sedie nere: il compito di evocare i simboli della cristianità viene conferito solo alla parete forata in laterizio, materiale generato dalla terra, e alla luce proiettata alle sue spalle. Il primo e il secondo piano ospitano gli uffici della cancelleria episcopale della chiesa luterana protestante di Northelbian, la sede del comitato delle chiese cristiane e altre istituzione ecclesiastiche.
Anche a questi livelli gli spazi sono stati progettati secondo criteri di massima flessibilità e si sviluppano per tutta la profondità dell’edificio (15 m). I piani superiori sono occupati da circa 20 appartamenti, messi a disposizione sia delle comunità ecclesiastiche e di chi lavora a servizio delle stesse, sia dei pellegrini e dei giovani provenienti dalla Germania e dall’estero. Al sesto piano, in una grande area comune, è presente il convento della comunità spirituale ecumenica Laurentius, sormontato da un’ampia terrazza con vista sul porto e sul fiume Elbe, aperta anche ai visitatori e utilizzata per l’organizzazione di incontri per i fedeli.
Dal punto di vista funzionale le planimetrie rispondono in maniera corretta alle esigenze richieste dalla committenza: la complessità del progetto era quella di trasferire questa correttezza funzionale ai prospetti tenendo in considerazione che per gli edifici di culto la «facciata» ha sempre rappresentato un simbolo, che va ben oltre le specifiche caratteristiche prestazionali richieste al sistema di chiusura verticale. Indubbiamente l’aspetto finale è più vicino a quello di un condominio e di un palazzo per uffici, piuttosto che a quello di una chiesa, ma alcuni sporadici accorgimenti formali e tecnologici messi in atto dai progettisti contraddistinguono l’edificio e permettono di generare curiosità e attrazione in chi lo osserva. Non ci sono ampie vetrate colorate, ma infissi ad alte prestazioni termiche e acustiche, non c’è un campanile ma una campana che sembra appesa come una carrucola alla facciata, non c’è una grande copertura a racchiudere sotto di essa i fedeli, ma un tetto piano rovescio su cui organizzare incontri ed eventi, eppure, solo osservando il complesso, si percepisce che al suo interno possa accadere qualcosa di particolare, si è invogliati a rallentare e a entrare.
I prospetti piatti e regolari sono interrotti da parti concave e convesse, come se qualcuno si fosse delicatamente appoggiato su una facciata e la pressione su di essa avesse causato una protuberanza sulla facciata opposta. I giochi di «in» e «out» coincidono, al piano terra, con l’ingresso (parte concava) e con l’abside (parte convessa) della cappella e agli ultimi livelli, per una porzione minore e solo in «negativo», con l’alloggiamento della campana.
Proprio la campana e la grande croce in mattoni smaltati verdi collocata in prossimità dell’ingresso della cappella sono gli unici simboli religiosi presenti sulle facciate. Ancora una volta i progettisti affidano al laterizio e alle sue molteplici combinazioni il ruolo di rievocare la spiritualità dei luoghi. I mattoni rossi, che tra l’altro richiamano la scuola di architetti di Amburgo, vengono sfalsati più o meno regolarmente, così da creare texture di facciata interessanti e giochi di luci e ombre di indubbio valore simbolico. Non solo le pareti curve ma anche quelle rettilinee assorbono la luce e la riflettono differentemente a seconda dell’ora del giorno e delle stagioni.
Infine va evidenziata l’attenzione riservata, in fase di progettazione, alla sostenibilità dell’intervento con particolare riferimento al risparmio energetico. Il centro ecumenico è stato pre-certificato con il Gold HafenCity Ecolabel (paragonabile alla Gold Awards DGNB Certification System for Sustenaible Building) grazie all’utilizzo dell’energia solare e di quella geotermica: il rapporto S/V (superficie/volume riscaldato) di 0,11 m²/m³ contribuisce ulteriormente a confermarne le eccellenti prestazioni energetiche.
Scheda tecnica
Oggetto: | Centro della comunità ecumenica di HafenCity |
Località: | Shanghaialee 12-14, Amburgo |
Committente: | Grundstücksgesellschaft Shanghaiallee HafenCity GbR |
Progetto architettonico: | Wandel Hoefer Lorch + Hirsch |
Progetto strutturale: | Ingegneri Weber Poll |
Dirk Lang, Bruno Di Franco, Kimberly Rubert, Nikolaus Hirsch, Andreas Schmalz, John Vogt | |
Cronologia: | 2011- 2012 |
Volume: | 24.000 m3 |
Costo: | 13.800.000 euro (compreso acquisto dei terreni) |
Fotografie: | Norbert Miguletz |