Nell’ottobre del 2009, nell’ambito della Biennale Internazionale di Architettura di Buenos Aires, è stato assegnato a Laureano Forero il premio «Trayectoria Latinoamericana». Senza dubbio, si tratta di un riconoscimento meritato per il settantaquattrenne architetto colombiano che, nella sua lunga carriera, condotta con immutata passione, ha costruito centinaia di edifici, in gran parte nella sua nativa Medellin, e che è considerato fra i maggiori architetti dell’America Latina.
Nelle diverse occasioni, ha rilasciato molte interviste nel corso delle quali ha raccontato il suo «viaggio» nell’architettura scandito da episodi significativi. Cresciuto in un quartiere povero della città e divenuto presto anche il sostegno della famiglia, riesce con molti sacrifici a laurearsi in architettura all’Università Nazionale di Medellín. Poi, una borsa di studio di due anni lo porta in Europa: prima in Italia, presso lo studio di Giò Ponti; successivamente, nel 1965, si trasferisce a Londra, presso l’Architectural Association School of Architecture: due tappe importanti, riconoscerà, per la propria formazione.
Portando con sé quel bagaglio di conoscenze e visioni acquisite nel primo mondo, Forero ritorna in Colombia dove però elabora i principi del Movimento Moderno, contestualizzandoli nella realtà storica, geografica e culturale del proprio Paese. Forero appartiene anagraficamente a quella generazione di architetti educata nelle aule della Facoltà allo studio dell’architettura attraverso le tecniche del disegno. È utile ricordarlo, giacché attualmente gran parte dei giovani architetti si trova più in sintonia con gli strumenti Cad della progettazione architettonica che con le rappresentazioni grafiche su carta.
Proprio per questo, l’architetto colombiano, girando in Europa e in America Latina, è solito commentare il suo «viaggio» nell’architettura attraverso reportage di schizzi di edifici per cogliere, attraverso il disegno, le diverse qualità spaziali e luminose, la scala dimensionale, le relazioni con l’ambiente circostante.
La formazione al progetto con carta e matita crea una capacità, per personaggi talentuosi e sensibili come Forero, di penetrare nella vitalità dell’organismo nascituro: è come se la mente «scorresse» lungo il braccio e l’astuccio di legno fino alla punta di grafite. La parte sinistra del cervello si condensa lì e scopre gradualmente le proprie percezioni percorrendo con i sensi gli spazi che via via va tracciando.
Questa pratica di controllare con il disegno manuale la fase progettuale rappresenta un aspetto cardine dell’approccio professionale dell’architetto colombiano, che si avverte in modo particolare nella progettazione delle residenze. Così, osservando la planimetria e le sezioni della casa che qui si illustra, già si intuisce l’attenzione alle trasparenze, ai punti di vista multipli con cui si arricchisce il percorso o la posizione statica, alle estensioni visuali verso il paesaggio circostante.
La Casa del Viento, una residenza per una famiglia benestante di 350 m2, è situata nel municipio di Envigado, a una dozzina di chilometri da Medellin, nell’ambito di una lottizzazione rurale con unità di 6.500 m2 e una qualità paesaggistica eccezionale. Rispettando la configurazione topografica del sito, Forero adagia la residenza al declivio naturale – non violentandolo con uno di quegli «oggetti-contenitori» scatolari in acciaio e vetro purtroppo abusati nell’architettura contemporanea -, modellandola sulle curve di livello con una serie di ambienti che si relazionano fra di loro e con l’esterno in modo da realizzare un’armoniosa convivenza fra costruzione e suolo. All'interno la composizione è governata da un asse che taglia longitudinalmente la pianta, orientato diagonalmente rispetto al tracciato ortogonale degli ambienti della zona giorno. È un asse ordinatore nord-sud rappresentato da un piano verticale, una struttura muraria di laterizio, che si legge più spiccatamente nella planimetria, benché emerga esternamente sugli opposti lati corti della casa.
In realtà, questo asse murario, efficace guida visiva, dall’atrio di ingresso trapassa gli ambienti attraverso le aperture spingendo la focale fin sul grande dipinto di sfondo appeso alla parete della camera da letto, sollecitando l’immaginazione del visitatore e invitandolo alla scoperta.
Nella parte mediana dell’edificio, proprio in corrispondenza del salto di dislivello del terreno, si esplicita la cultura della casa, propria del mondo latinoamericano. Qui, con una sapiente manipolazione della struttura, Forero «svuota» una porzione di spina muraria e dà vita al patio con la cascatella d’acqua a gradoni.
Con uno spazio a doppia altezza, con scala di collegamento al piano inferiore, il patio diviene uno dei due fulcri della casa – l’altro è il soggiorno – conformandosi al suolo e lasciandosi penetrare dalla luce zenitale protetta da un pergolato ligneo. La sensazione di serenità che pervade l’intera casa trova in questo ambito ridotto la migliore espressione dell’intimità domestica.
Il patio si rivela, in particolare, come uno spazio «musicale», generando un sottofondo sonoro con la cascatella d’acqua, e permeabile, attraverso ampie aperture sulla verdeggiante natura circostante e sugli ambienti adiacenti: il soggiorno, il ballatoio e lo studio della proprietaria (una scrittrice).
Esso funge «naturalmente» da elemento separatore fra la zona giorno, al piano superiore, e la zona notte, la camera padronale al piano inferiore e le due camere delle figlie al piano superiore.
Tutte sono provviste di spogliatoio e bagno personale ed orientate, in virtù dell’asse generatore, in modo da avere i letti con la testata rivolta a settentrione: funzionalismo e comfort assicurati. La configurazione della casa rappresenta anche la risposta architettonica alle condizioni climatiche locali: clima freddo e ventoso di altopiano tropicale (2.600 m sopra il livello del mare).
Esternamente, la costruzione si distingue per l’equilibrio delle masse murarie, che celano le falde dei tetti, diversamente orientati, assorbendo l’asse diagonale, e per il senso di radicamento al suolo tramite i due corpi massivi di estremità.
Immagine, questa, visivamente rafforzata da spessi piani murari sporgenti secondo l’orientamento est-ovest, collegati da una zona mediana trasparente formata da superfici vetrate continue lungo i lati est e ovest. L’ingresso risulta così protetto dai venti, incastrato fra le masse murarie, mentre il ballatoio di collegamento fra le zone giorno e notte e il soggiorno si aprono visivamente al paesaggio. Quest’ultimo, nei mesi più temperati, per mezzo di vetrate scorrevoli, diviene tutt’uno con l’ampia terrazza esposta a est, permettendo una completa continuità fra spazi interni ed esterni. Dal punto di vista costruttivo, la brillante articolazione degli ambienti (masse murarie e ampi «vuoti») è ottenuta con l’impiego di murature portanti di laterizio armato, collegate fra loro, alla base e in sommità di ciascun livello, da cordoli e travi di conglomerato armato.
Nella tradizione costruttiva locale, vengono impiegati elementi di laterizio di 12 o 14,5 cm di spessore, caratterizzati da due cavità circolari o quadrate, e gabbia di armatura disposta nei giunti orizzontali e verticalmente nelle cavità dei blocchi riempite con getti di conglomerato fluido.
La Casa del Viento, come altre opere di Laureano Forero, rivela l’identità latinoamericana che si concretizza nel godere l’atmosfera intima del patio e nel vivere in spazi ariosi con soffitti alti e ben illuminati. È infatti la luce brillante tropicale, filtrata da pergolati o diffusa da bianche superfici inclinate, o assorbita e indorata dalla pareti di laterizio, che determina la qualità spaziale creando ambienti sereni e accoglienti.
Scheda tecnica
Oggetto: |
Centro parrocchiale di San Francesco |
Località: | Regensburg-Burgweinting (D) |
Committente: | Fondazione chiesa cattolica Regensburg-Burgweinting |
Progetto architettonico: | Königs Architekten (Ulrich e Ilse Maria Königs) |
Collaboratori: | Claudia Pannhausen, Thomas Roskothen, Volker Mencke, Ilka Aßmann, Christoph Schlaich, André Rethmeier, Bernd Jäger, Sabine Bruckmann, Christoph Michels, Max Illigner |
Progetto strutturale: | Arup GmbH (chiesa e campanile), Orthuber Rgbg (sala parrocchiale e canonica) |
Progetto acustico: | Graner e partner |
Progetto illuminotecnico: | Anette Hartung Light Design |
Superficie lorda: | 1.386 m2 |
Cronologia: | 2004 |
Costo di costruzione: | 4.100.000 euro la chiesa e 5.800.000 euro complessivamente |
Fotografie: | Christian Richters |