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Italia/Milano  
Fabio Nonis

Complesso polifunzionale di Porta Vittoria a Milano

La fase attuale della trasformazione di questa porzione di Milano, in cui non è ancora a dimora il parco a estensione del polmone verde all’incrocio con viale Umbria, ci consente una prospettiva privilegiata sul complesso, libero di affacciarsi sulla città senza dover fronteggiare su questo lato le congestioni edilizie del centro metropolitano. È dote particolare, quella di presidiare l’intero isolato di città con un fianco libero verso lo spazio aperto; essa richiama l’analoga condizione di altri grandi progetti internazionali, quale per esempio l’Illa diagonal di Barcellona a firma di Rafael Moneo, coinvolto nella supervisione urbanistica generale dell’intervento di Porta Vittoria. Con riferimento al trapezio di base, a seconda dei suoi lati di affaccio, l’isolato consapevolmente articola le proprie membrature, alle varie scale, mostrando capacità di dialogo e di interazione con l’architettura della città. I colori e talune spazialità caratteristiche, già alla vista esteriore, sono quelli della Milano distesa nell’intorno e addossata lungo via Cena. 

I materiali, epurata scrupolosamente la gamma eterogenea, artefatta, offerta dall’edilizia contemporanea, sono il frutto del rigoroso processo di semplificazione degli elementi operato dagli architetti, e del loro ricercato ricongiungimento con la materia basica e naturale. L’interventosi articola verticalmente su più livelli, scendendo al di sotto dei calpestii esterni con alcuni piani di parcheggio sotterraneo, a intercettare la viabilità su rotaia; convivono grazie al progetto il complesso sistema strutturale di dissipazione dell’energia cinetica dell’uno, con quello capace della prestazione statico-sismica dell’altro. 

Appena sopra la linea dell’orizzonte, oltre il primo livello di collegamento visivo al suolo, il piano come fosse palco di figura stereometrica precisa, rigorosamente intagliato nella roccia, eleva la scultura urbana concepita dai progettisti in laterizio, pietra e cristallo, cui si affiancano legni e piantumazioni nelle terrazze e in alcuni brani del muro d’involucro, appena oltre la pelle esteriore.  Verso il parco, entro la riuscita regia dell’intero affaccio, articolato sia quanto ad altezze, sia quanto a profondità dei singoli elementi, assume il ruolo di attore protagonista lo svettante volume color rosso mattone, difeso su tutti i suoi lati dalla placcatura di conci laterizi, composti differentemente fra piani e marcapiani, applicati a secco. 

L’intero intervento offre la lettura della tripartizione tipica dei volumi costruiti in altezza, fra attacco a terra, sviluppo verticale e coronamento sommitale, declinata in più soluzioni tecniche all’interno del perimetro di base. In linea con le vocazioni altamente prestazionali dell’architettura contemporanea, alla stratigrafia esteriore verticale si accompagna in senso orizzontale la sequenza complessa di materiali diversi a comporre l’involucro perimetrale della fabbrica, culminante nella placcatura protettiva in argilla cotta. 

Il tema dell’orizzontalità permane anche in senso figurativo. La giacitura orizzontale della posa dei singoli conci accentua la dimensione principale di quest’architettura, nell’alternanza di fasce cieche e traforate: ora scudo, ora diaframma, esse danno corpo alla parete ventilata, attualizzando nell’applicazione a secco la manualità propria dell’esecuzione del muro in mattoni. 

Alle spalle della placcatura in laterizio, oltre alla retro-struttura e ai pannelli di coibentazione, la muratura in più punti è realizzata in blocchi di laterizio alleggerito in pasta. La posizione occupata all’interno della città metropolitana, le scelte materiche e di dettaglio, unitamente alle dotazioni dei completamenti interni, si rivolgono a un’utenza di fascia non popolare; lo stesso ci dicono le proposte distributive degli alloggi, la loro ricchezza in termini tipologici, le metrature, le visuali generose dagli estesi terrazzi rivolti al filtro naturale di futuro completamento. 

Proprio su questo lato, entro la cornice rettangolare regolare del prospetto complessivo, il partito di facciata esce dalle costrizioni di geometria rigida e bidimensionale, sia per disposizione e profondità delle bucature, sia per il leggero scatto in avanti compiuto dall’intero volume alla sua estremità verso viale Umbria; la citazione attualizza la ricerca milanese già di Gardella in via Marchiondi e radica ancor più profondamente il nuovo quartiere, per forme e contenuti, all’interno della sua città.

Alberto Ferraresi
Architetto, libero professionista


Scheda tecnica

Oggetto: Complesso polifunzionale di Porta Vittoria
Località: Milano, viale Umbria, via Cervignano, via Cena, via Monte Ortigara
Committente: Porta Vittoria Spa
Progetto fase urbanistica: Fabio Nonis con C. A. Maggiore, A. Lorenzi, R. Bescos (supervisione architettonica di Rafael Moneo)
Progetto architettonico: Fabio Nonis con P. Berlanda, P. Lombardi, C. A. Maggiore, A. Soana
Collaboratori: E. Agosti, M. Bocchi, A. Cardillo, G. Castaldo, N. Cusmano, F. Giannullo, S. Han, L. Nava, F. Parente, C. Romoli, B. Sedini, A. Mastrorilli, M. Pestelli, A. Portoghese, L. Schamis, S. Kim, B. Kim, C. Judica, P. Trebeschi, V. Volk
Progetto strutturale: DLC Srl
Progetto impiantistico: Planning Srl
Progetto esecutivo: MPartner Project and Costruction Management Srl
Impresa edile: Colombo Costruzioni Srl
Direzione lavori: Carlo Frediani
Cronologia: 2002 progetto urbanistico, 2004-2007 progetto architettonico, 2007-2014 cantiere
Superficie: 30.000 m2 (sup. totale lotto), 43.869 m2 (slp complessiva)
Costo: 150.000.000,00 €
Fotografie: Clara Judica

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