Armando Zambrano
Ingegnere civile edile, libero professionista, svolge la professione nel campo della progettazione, direzione lavori, collaudi e sicurezza di opere pubbliche e private, e nel campo dell’urbanistica. Direttore Responsabile del giornale “Ingegneri”, è dal 2012 Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri. Tra le altre cariche attuali, è Coordinatore della Rete Professioni Tecniche e Vice Presidente UNI.
Ingegnere, Lei oltre a essere il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, coordina la Rete Professioni Tecniche - che riunisce i Consigli nazionali di Ordini e Collegi professionali di area tecnica e scientifica - attraverso cui ha recentemente ribadito la necessità della proroga e della semplificazione del Superbonus.
Con il DL 77/2021 sono state introdotte alcune migliorie relative gli aspetti burocratico-amministrativi. Ce ne parla? Ritiene siano sufficienti?
Alla Rete delle Professioni Tecniche aderiscono 9 Associazioni che da circa otto anni portano avanti insieme iniziative, un unico soggetto considerato all’esterno del mondo professionale come importante forza sociale. La Rete è invitata ai tavoli di lavoro ministeriali, della Presidenza del Consiglio, e del Governo, e ha partecipato anche agli Stati Generali dell’Economia istituiti nel 2019. Ormai c’è un riconoscimento istituzionale del nostro ruolo, dimostrato dal fatto che l’unica organizzazione citata espressamente nel PNRR (Piano Nazionale di Recupero e Resilienza) è la Rete delle Professioni Tecniche, proprio con riferimento al lavoro svolto per la valorizzazione del Superbonus come strumento importante della nostra economia e, a mio avviso, soprattutto volano della riqualificazione edilizia. In particolare, se si può affermare che la riqualificazione energetica già funzionava abbastanza bene con i bonus classici, il Superbonus ha dato una maggiore spinta principalmente all’incremento della sicurezza sismica delle costruzioni, che ritengo il tema più delicato.
Ricordo che il Superbonus è conseguenza anche dei nostri dissensi, manifestati a valle (qualche settimana dopo) della Finanziaria 2019, che prevedeva l’eliminazione della cessione del credito e dello sconto in fattura per i bonus classici. Ci attivammo infatti subito con una protesta, considerando il meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura fondamentale per i bonus sismico e energetico. Dall’emergenza Covid, nel maggio 2020, nacque l’ulteriore necessità e urgenza di trovare un modo per rilanciare l’economia; alcuni partiti colsero quindi l’opportunità di rafforzare i bonus attraverso il Superbonus. Il Covid ha accelerato gli eventi, cosicché le proposte furono inserite nel Decreto Rilancio pubblicato a fine luglio 2020, che ha cambiato un po’ tutto. Successivamente, abbiamo contribuito anche a modificarlo grazie a diversi incontri con le Commissioni parlamentari competenti.
Sebbene il decreto convertito in legge contenesse alcuni difetti, possiamo ammettere che è stata una legge straordinaria e coraggiosa. Le difficoltà riscontrate sono dipese primariamente dal quadro amministrativo-giuridico, e urbanistico soprattutto. La richiesta infatti di verifiche sulla documentazione difficilmente recuperabile o in alcuni casi non comprensibile, ha rallentato l’iter applicativo del Superbonus.
È stato messo in luce un ritardo che questo Paese si porta da anni, a causa di posizioni radicali che non accettano la possibilità di mettere a posto i tanti piccoli abusi o legittimare interventi del passato (prima del ‘67 quando non c’era l’obbligo legalizzato della licenza edilizia) eseguiti regolarmente ma che non hanno mai avuto un’apposita documentazione.
Ciò nonostante, non si può pensare di sopprimere il Superbonus, non prorogandolo, spostando le risorse su altre iniziative. E questo
è stato l’approccio di una parte della Politica che non ha visto con favore l’incentivo, almeno fino ad un mese e mezzo fa; perché il meccanismo dell’incentivo non risulta gestibile direttamente dalla Politica, è una misura a disposizione di chiunque sia interessato, ottenibile su iniziativa spontanea, senza alcuna selezione o manovra dall’alto. Il rilascio delle agevolazioni fiscali non viene deciso nei palazzi del potere, ma concesso a tutti i cittadini/condomini che ne fanno richiesta. I termini del Superbonus vanno dunque prorogati almeno al 2023 e auspicabilmente al 2026; ciò va comunicato per tempo affinché gli specifici interventi di riqualificazione possano essere opportunamente programmati. Il Decreto Legge Semplificazioni-bis (n.77/2021) convertito in Legge a fine luglio scorso è stato però la svolta. Con l’emanazione della legge si è preso atto delle problematiche documentali-amministrative, nonostante non ci fossero ancora le condizioni politiche per regolarizzare e portare avanti quelle parti del nuovo DPR 380 (Testo Unico per l’Edilizia) fermo da due anni e mezzo al Ministero delle Infrastrutture. Anche se, proprio un mese fa, all’audizione della Commissione Ambiente della Camera abbiamo esaminato un disegno di legge Delega, che in realtà già esiste. D’altra parte, questo vale anche per il Superbonus, perché diverse delle criticità riscontrate, anche tecniche, sono state poi disciplinate per legge nella finanziaria dello scorso anno: un’assurdità!
Tornando alla recente legge di conversione, la svolta consiste nell’aver introdotto la nuova CILA-S sancendo così la possibilità di realizzare interventi del Superbonus senza dover entrare nel merito della conformità urbanistica, superando l’articolo del DPR 380 che non consente finanziamenti per fabbricati con difformità edilizia. Ovviamente, non è un risultato definitivo ma si tratta solo di un compromesso per risolvere una questione di per sé al momento insanabile: infatti, se non ci sono le documentazioni, non si potrà mai dichiarare la conformità, senza cui non si può applicare l’incentivo.
Allora per non perdere tutto, accogliamo la CILA-S con le sue anomalie e limiti. La CILA-S è utilizzabile solo per il Superbonus e non per i bonus classici per i quali bisogna comunque provvedere ai titoli edilizi. In tale contesto, l’ultimissima proposta presentata proprio nella mattinata di oggi, 3 settembre, durante la riunione della Commissione di monitoraggio del Superbonus - organismo istituito presso il Consiglio Superiore dei LLPP con forti rappresentanze tecniche e scientifiche, oltre alla PA rappresentata da Ministero Mims e dall’Agenzia delle Entrate - riguarda l’alleggerimento degli aspetti legislativi, come l’opportunità di ravvedersi o meglio la possibilità di non avere provvedimenti sanzionatori se c’è un errore formale, ovvero un problema che si può sanare. Mentre con la norma rigida
così com’era prevista prima, qualunque errore avrebbe portato a un ritiro del contributo con tutto quello che comporta, tra cui sanzioni e interessi.
Sempre stamattina (3/9/2021) abbiamo discusso dell’esigenza di ampliare la CILA-S a tutti i bonus, che volevamo già proporre anche in occasione della conversione in legge del Decreto Semplificazioni ma avevamo avvertito qualche preoccupazione di un clima che cominciava a mettere in discussione la CILA-S stessa. Dunque, non era il momento di chiedere ulteriori migliorie e ampliamenti. Ad ogni modo il Superbonus va ancora modificato e potenziato, e per questo lavoreremo sempre con il Parlamento.
Oggi, invece, finalmente avvertiamo una volontà politica di entrare anche nel merito delle problematiche della sanatoria, con una visione non ipocrita dello stato del nostro patrimonio edilizio. Vanno quindi verificate le reali condizioni con l’obiettivo di mettere a posto tante situazioni anomale e finalmente avere così una conoscenza definitiva del costruito, sia dal punto di vista della sicurezza sia per gli aspetti amministrativi. È fondamentale avviare un processo che parte dalla proposta di modifica del DPR 380, che contiene già molti elementi in tal senso, e superare la doppia conformità urbanistica, al momento della realizzazione della costruzione e all’eventuale richiesta di regolarizzazione. Teniamo presente inoltre che questa situazione di incertezza, per cui non si demolisce e non si regolarizza, continua a creare tante piccole bombe nell’ambito del rischio sismico ed impiantisco. Non potendo intervenire o decidere di demolire, è molto probabile che al prossimo terremoto diversi fabbricati subiranno importanti danni o fughe di gas o corto circuiti, causa di potenziali esplosioni e incendi rispettivamente. Rispetto a tali temi, la politica non ha mai mostrato interesse, almeno fino ad ora. Confido oggi in un cambiamento di rotta.
Va creato dunque una sorta di anno zero, proprio per mettere a posto tante cose che non funzionano e scrivere delle norme semplici che siano concretamente applicabili. Ritiene che i tempi siano maturi per questo? C’è consapevolezza profonda da parte dell’attuale Governo?
Diciamo che la consapevolezza c’era già nel momento in cui si è avviato il discorso di conversione del disegno di legge delega sul nuovo testo unico per l’edilizia, TUE. È stato un segnale, che però non dava contezza bene dei contenuti.
Invece in questi giorni (senza dire come e perché…) ho la precisa sensazione che dietro la discussione del disegno di legge ci sia la volontà anche di intervenire prima e di dare già esecuzione alle parti del TUE nuovo in maniera organica, istituendo tra l’altro il fascicolo del fabbricato.
Da lì si deve partire, con il fascicolo redatto sulla base della conoscenza del fabbricato, individuando le modalità per regolarizzare, migliorare o se necessario abbattere, parzialmente o addirittura integralmente. Qualcuno ovviamente dovrà decidere se il fabbricato è totalmente abusivo o no, se va abbattuto o meno. Bisogna quindi chiudere con tutti i condoni esistenti; sono decine di migliaia quelli sospesi. La mia sensazione è molto positiva, mi sembra che questo Governo abbia la forza e la capacità con persone competenti al posto giusto.
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