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Italia/Roma  

Le fullonicae di Ostia antica, laboratori per il trattamento dei tessuti

Le fullonicae di Ostia antica svolgevano un ruolo centrale nel commercio tessile. Gli scavi e i restauri condotti presso alcune di queste officine hanno permesso di approfondire l’organizzazione di tale industria fondamentale per l’economia locale

I Romani non lavavano i vestiti in casa: preferivano portarli da professionisti, noti come ‘follatori’; questi ultimi trattavano principalmente la lana, anche se ci sono prove che nelle fullonicae venisse lavorata anche la seta e forse altri tessuti. La procedura per lavare i vestiti era complessa e ingegnosa. Gli indumenti sporchi venivano inizialmente ‘follati’ o calpestati in vasche di legno o in muratura (pilae fullonicae) riempite con acqua calda e un detergente da operai che saltavano su di essi (saltus fullonicus). Questo processo poteva durare fino a tre giorni. È da questa fase di calpestio che i termini ‘foulon’, ‘fuller’, ‘tucker’ e ‘walker’ derivano il loro nome. Il calpestio aiutava a sciogliere lo sporco e permetteva ai detergenti di penetrare nel tessuto. I detergenti includevano nitrato, potassa, saponaria, urina e terra da follone (creta fullonica). Quest’ultima era un minerale con potenti proprietà sgrassanti, disponibile in molte zone del Mediterraneo, in particolare in Sardegna, a Ponza, Melos e Kimolos. Dopo il lavaggio intensivo, il tessuto veniva accuratamente risciacquato con acqua e battuto per stringere la trama. Successivamente, veniva appeso su travi spesso incassate in pilastri in muratura e lasciato asciugare all’aria. La legge romana garantiva ai follatori il diritto esclusivo di asciugare i vestiti lavati per strada....