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Colombia/Bogotà  

Architettura in laterizio nell’America Meridionale fra XVII e XVIII Secolo: il caso delle chiese gesuitiche

La vicenda progettuale e costruttiva delle chiese gesuitiche nell’America-latina costituisce un’interessante chiave di lettura per affrontare lo studio dello sviluppo dell’architettura locale, nello stretto rapporto con la cultura italiana, durante il periodo della colonizzazione ispanica del territorio

La cultura occidentale raggiunse il ‘nuovo continente’ negli anni a cavallo fra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI, segnando profondamente la storia dell’America. In tale contesto furono gli ordini mendicanti e il clero secolare a promuovere la costruzione degli edifici più monumentali, di miglior qualità costruttiva e pregio architettonico, sia in ambito urbano che rurale. In particolare le chiese costituiscono molte delle principali e più antiche testimonianze materiali conservatesi della vicenda edilizia nel periodo coloniale e dell’impronta fortemente creativa scaturita dall’incontro fra le diverse culture locali e quella occidentale. Nell’America meridionale, la costruzione in laterizio, esportata dall’Europa dove fu ampiamente diffusa durante i secoli XVI e XVII, fu esclusivamente adoperata per le principali edificazioni delle città, soprattutto quelle sprovviste d’importanti cave di pietra, come Lima, Quito, Santafé (l’attuale Bogotà), Buenos Aires. Lo scarso utilizzo del laterizio nell’edilizia popolare, invece, fu motivato dai costi più onerosi a confronto dei materiali locali come il pisé, il mattone crudo e la pietra.
Il laterizio fu, in ogni modo, considerato, nel periodo coloniale, un materiale ‘nobile’, prezioso per le sue qualità tecnico-costruttive e possibilità formali, nonché per la nota resistenza sismica in special modo quando impiegato nelle strutture portanti verticali.