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Prodotti da costruzione in un’ottica di sostenibilità ambientale. Parte 1*

La comunità scientifica internazionale è concorde nell’affermare che un’accurata valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici non possa prescindere da requisiti fondamentali. Emerge l’inopportunità di orientare genericamente verso l’utilizzo di materiali specifici, senza che i benefici di tale utilizzo, siano puntualmente verificati attraverso una valutazione condotta con metodologie armonizzate, per scenari tecnologici ed economici concreti

Un’accurata valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici non può prescindere dai seguenti requisiti:
• l’approccio Life Cycle;
• l’utilizzo di una metodologia LCA (Life Cycle Assessment) univoca;
• la valutazione degli impatti ambientali nel ciclo di vita del prodotto edilizio e almeno durante le fasi di produzione, uso e fine vita, nonché dei benefici attesi dalle attività potenziali di riuso e riciclo al termine della vita utile;
• il confronto a parità di equivalente funzionale;
• l’utilizzo di dati di inventario omogenei;
• una valutazione condotta tenendo conto di tutti gli indicatori obbligatori.

Tali requisiti, precludono ogni possibilità di generalizzazione, che veda un elemento, un componente o addirittura un materiale, preferito rispetto a un altro, al di fuori di uno scenario di analisi puntuale e contestualizzato.

Sulla base della più recente bibliografia scientifica, è stato redatto un apposito Dossier* (di cui il presente contributo è un estratto della prima parte) che offre una lettura critica dei risultati raccolti e delle incertezze, emerse dai risultati degli studi condotti sulla sostenibilità ambientale dei prodotti di origine rinnovabile impiegati in edilizia evidenziando come:

  1.  i risultati degli studi finora condotti non sono tra loro confrontabili poiché spesso non condotti a parità di metodo;
  2. le conclusioni derivanti da studi che analizzino la sola fase di estrazione/produzione del prodotto non sono affidabili;
  3. la gestione del suolo nella fase di produzione della materia prima rinnovabile influenza in maniera determinante gli impatti ambientali del prodotto e tali impatti devono essere considerati nella analisi, obbligando all‘utilizzo di dati di inventario LCI (Life Cycle Inventory) georeferenzati;
  4. il trasporto dal luogo di estrazione al cantiere è un dato rilevante nella caratterizzazione degli impatti, ancor più in uno scenario nazionale di importazione, come quello Italiano;
  5. gli impatti relativi alla fase di fine-vita del prodotto sono fortemente condizionati dalla definizione dello scenario di fine vita e possono
    invertire il valore calcolato nella fase di produzione;
  6. la durabilità è un elemento discriminante nella determinazione degli impatti ambientali nel ciclo di vita;
  7. diversi metodi impiegati per il calcolo del bilancio del ciclo di carbonio nei prodotti di origine rinnovabile conducono a risultati contrastanti ed è necessario quindi identificare una metodologia univoca di calcolo.

Tutto ciò premesso, si ritiene inopportuno orientare genericamente verso l’utilizzo di materiali specifici, senza che i benefici di tale utilizzo, siano puntualmente verificati attraverso una valutazione condotta con metodologie armonizzate, per scenari tecnologici ed economici concreti ...

*Dossier “IL PRINCIPIO DI NEUTRALITÀ DEI MATERALI DA COSTRUZIONE PER LA SOSTENIBILITA’ DELL’EDIFICIO NEL CICLO DI VITA” - Febbraio 2022,
a cura di Caterina Gargari e Fabio Fantozzi, promosso da Confindustria Ceramica e Federbeton, in condivisione con Anpae, Assobeton e Cagema