fbpx
 

Il recladding di un edificio pubblico in clima mediterraneo

La proposta di riqualificazione energetica della sede del Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura di Catania è diventata l’occasione per rinnovare l’immagine dell’edificio, che viene dotato di un rivestimento in doghe di terracotta. I calcoli termici hanno tuttavia evidenziato che il recladding può comportare tempi più o meno lunghi di recupero dell’investimento non tutti i benefici sono però monetizzabili ed assumendo un ruolo esemplare nella gestione socio-culturale ed ecologica delle risorse le scelte devono prescindere da criteri meramente economici

Dei 14 milioni di edifici presenti sul territorio italiano, circa il 70% è stato realizzato prima del 19761, anno che corrisponde all’entrata in vigore della prima legge sul risparmio energetico2. Considerato che nel bilancio energetico dei paesi dell’UE proprio il settore civile evidenzia il fabbisogno più rilevante3, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente diventa un obiettivo primario. Infatti è proprio l’UE a imporre ai paesi membri un cambiamento radicale nel settore edilizio, attraverso due Direttive: 

  • la 2010/31/UE, che introduce lo standard di edificio a energia quasi zero (NZEB) per le nuove costruzioni;
  • la 2012/27/UE, che impone, ogni anno, la riqualificazione energetica del 3% della superficie coperta totale degli edifici pubblici a partire dall’1.1.2014 (per superfici coperte > 500 m2) e dal 9.7.2015 (per superfici coperte > 250 m2).

Proprio in funzione di queste normative che dovrebbero dare il via ad una riqualificazione progressiva del patrimonio edilizio pubblico, l’obiettivo di questo studio è quello di verificare la fattibilità e la convenienza di un intervento di recladding su un caso rappresentativo dell’edilizia pubblica in Sicilia: l’Edificio 4 della Città Universitaria di Catania, attualmente sede del Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura (DICAr)...