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Germania/Brema  
Max Dudler

Centro sportivo e convegni, Jacobs University Bremen

Il Centro Sportivo e per Convegni, realizzato nella Jacobs University a Brema, per le dimensioni e la misurata modestia, si potrebbe considerare un’opera secondaria nella prolifica carriera di Max Dudler, allievo di Oswald Mathias Ungers. In realtà proprio le dimensioni e la modestia conferiscono al progetto una sintetica efficacia, una iconica significatività che ne facilita la ricerca delle origini formali e costruttive, che è quanto interessa conoscere. Esse risiedono in una idea costruita che nella realizzazione dell’edificio si confronta con le regole e le scelte di una adeguata costruzione. Perciò architettura e costruzione stabiliscono una stretta relazione e vanno analizzate in parallelo. 

La chiarezza della pianta – rettangolare, proporzionata secondo il rapporto di 5 a 2, con un’aula centrale leggermente disassata e un corridoio perimetrale, occupato su tre lati da spazi di servizio e libero sul quarto che funge da portico – e la rigorosa impaginazione dei prospetti – costituiti da un sistema di pilastri che poggiano su uno stilobate e sono sormontati da una lunga trabeazione, tutto in muratura di mattoni in laterizio, su cui affiora la copertura centrale della sala – comunicano immediatamente che l’idea di questo Centro Sportivo va fatta risalire al mondo classico delle architetture (che non è solo l’architettura dell’età classica): il riferimento è l'archetipo del tempio, alla sua forma originaria ed essenziale. 

L’edificio fa proprio il modello insediativo dei campus universitari, per edifici isolati, rivolge il prospetto chiuso verso la strada, il prospetto aperto con il portico verso lo spazio verde del campus, e acquisisce i caratteri della cultura costruttiva del luogo, con la costruzione semplice del muro in mattone scuro – si pensi alle eleganti architetture anseatiche di Fritz Schumacher e di Gustav Ölsner.

Se si osserva con più attenzione, la grammatica del muro esterno non utilizza gli elementi tipici dell’architettura trilitica – trabeazione composta da architravi e piedritti poggianti sullo stilobate – ma piuttosto quelli della continuità del muro: la giacitura del mattone, sia nella parte dello stilobate che in quella della trabeazione, è sempre orizzontale. Non si realizza, o non si rappresenta, dunque il montaggio di elementi finiti, ma una unità muraria sottoposta a una azione di scavo – parziale o totale rispetto al suo spessore – in modo da formare delle ritmiche specchiature regolari. Se riteniamo che la natura costruttiva dei prospetti è quella di un muro continuo perimetrale, allora l’origine della forma architettonica non risiede più nell’idea del tempio ma in quella del recinto: un recinto ispessito dagli ambienti di servizio che vi si addossano – spazi per il riporto delle canoe, fitness, servizi, spogliatoi, ecc. – e che si distingue dal sistema costruttivo, del tutto autonomo, il quale sorregge la copertura della sala, costituito da grandi telai in metallo. Lo stesso processo è descritto da Cesare Brandi nella casa di Maometto, che elegge ad archetipo di questo tipo di spazio, il quale spiega il formalizzarsi del grande spazio pubblico – nel suo caso la moschea – attraverso una costruzione che parte dalla «periferia» per giungere al «centro»: un recinto porticato sul lato interno e successivamente occupato da piccole stanze e la grande sala che copre il vuoto della corte. 

L’interpretazione che conduce alla idea di recinto è resa più forte dall’analisi della soluzione d’angolo e della copertura della sala che emerge rispetto al portico perimetrale. Il Centro Sportivo di Brema ha l’angolo scavato e risolto con due pilastri disposti sulle due facce ortogonali – è inusuale per un tempio lo svuotamento d’angolo – cosicché la costruzione del muro perimetrale sembra interrotta sull’angolo in modo da formare la figura di due frammenti murari che si toccano. A sua volta la copertura non è unitaria perché non poggia sui piedritti perimetrali – cosa che accade nel tempio e, se vogliamo, nella Neue Nationalgalerie di Berlino, che del tempio è l’espressione moderna – ma si articola all’interno del recinto con un telaio autonomo – è la soluzione esemplare del rapporto tra la rotonda e i lunghi corridoi espositivi nell’Altes Museum di Schinkel. 

Una nota in conclusione. La forte astrazione che l’edificio mostra ci sembra pervenire da una semplificazione degli elementi del progetto e della costruzione; ma anche da un forte carattere materico dell’edificio, dovuto all’utilizzo del mattone scuro, che conferisce all’edificio un accento arcaico. La semplice imponenza della costruzione, che non a caso sembra eludere quella tradizione espressionista testimoniata ad Amburgo da Fritz Höger, diventa una delle strade percorse 

da Max Dudler per giungere a una generalità delle forme, a una modalità di astrazione dell’architettura che non è solo concettuale ma fisica, concreta e reale; per entrare in quella famiglia di edifici – quelli che sono stati presi per esempio – che possiedono una vertiginosa complessità classica.

Vitangelo Ardito
Ricercatore, Politecnico di Bari


Scheda tecnica

Oggetto: Centro sportivo e convegni della Jacobs University Bremen
Località: Brema, Germania
Committente: Jacobs University Bremen GmbH
Progetto architettonico: Max Dudler e Dietrich Architekten + Ingenieure
Collaboratori: Georg Schönborn (capoprogetto Max Dudler), Florian Dietrich (capoprogetto Dietrich), Katharina Penner (vicecapoprogetto), Iris Freier, Anna Bartels, Simone Keil
Progetto strutturale: Zill-Klochinski-Hütter-Scharmann
Progetto impiantistico: V + W Ingenieurplanung e ike – Ingenieurgesellschaft
Impresa edile: Fa. Kathmann Bauunternehmung GmbH
Costo di costruzione: circa 9.000.000 euro, iva esclusa
Cronologia: 2010-12
Superficie: 4450 m2
Costo complessivo: 8.000.000 €
Fotografie: Stefan Müller

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