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Italia/Riccione  
Pietro Carlo Pellegrini

Scuola media nella ex fornace a Riccione

Sui ruderi di una fornace di mattoni del 1908, il comune della cittadina romagnola ha ultimato nei mesi scorsi un centro scolastico di rilievo che si distingue per gli aspetti tecnologici, architettonici e di salvaguardia delle forme del passato. Il progetto nato a seguito di un appalto concorso, vinto dallo studio toscano di Pietro Carlo Pellegrini, prevedeva all’interno dell’area di recupero anche un teatro e una palazzina uffici, ma questi edifici non sono stati per ora realizzati.  L’intervento, che costeggia la via Massaua, vicino al centro della città, utilizza la memoria delle strutture preesistenti come elemento di riconoscibilità; attraverso l’Arboreto Cicchetti e il futuro ponte sul Rio Melo, diventa, in collegamento con un altro polo scolastico, crocevia nel sistema di piste ciclabili e parchi cittadini.

Il progettista racconta che della fornace rimanevano muri e pilastri di mattoni: ciò lo ha indotto a tener conto di forme e altezze preesistenti integrando le vecchie strutture laterizie con un involucro in lamelle orizzontali di cotto. Il complesso si compone di due edifici: uno a 3 livelli a nord e uno basso a sud, separati da uno spazio di 3 metri di larghezza, ma uniti al centro da una bussola vetrata che costituisce l’ingresso della scuola. Il tutto ha un pregevole carattere di estrema semplicità. 

L’edificio sud, a un piano, contiene le aule poste anularmente rispetto a un corridoio centrale. La maglia di pilastri originari in mattoni pieni, che fa mostra di sè, all’interno delle aule, scandisce la modulazione per divisori opachi o vetrati. 

L’edificio nord, largo circa 16 metri, tre più del corpo sud, ha una forma più massiva e è più corto sul lato est. Nell’angolo sud-ovest permane, valorizzata sulla neutra omogeneità del fondale creato con frangisole laterizi, una L della muratura preesistente, finestrata a trifore. In fondo all’atrio, ci sono due corpi scala, di cui uno, in acciaio verniciato, con gradini in pietra, è appeso al soffitto, al centro di un vuoto che attraversa tutti i livelli della scuola. La palestra a doppia altezza ha un soffitto piano, solcato da travature e dai terminali del condizionamento a vista; sopra di essa, uno spazio all’aperto, schermato da lamelle di cotto, raccoglie macchine e impianti. A nord di questo fabbricato, il progetto prevedeva il volume del teatro, staccato di soli 1,70 metri dalla scuola.  La monoliticità dell’edificio e la sua forma archétipa, di semplice riconoscibilità per gli alunni, viene confermata dal sistema di scolo delle acque, interno al profilo volumetrico, con i canali di gronda in rame inseriti, all’estremità della falda, tra il manto in laterizio e l’estradosso del pacchetto strutturale. L’involucro è costituito da: isolante in lana di vetro (spessore cm 8); una tamponatura in blocchi laterizi, alleggeriti in pasta e riempiti di isolante, ad alta inerzia termica (spessore cm 25) e uno strato di intonaco a filo interno. 

All’esterno, un rivestimento frangisole in cotto, color paglierino, montato a secco, determina una raffinata bicromia, protegge dai raggi solari diretti e favorisce la microventilazione della facciata.

Le aperture hanno grandi infissi lignei e sono incorniciate da imbotti metallici coibentati (anch’essi di color mattone) che coprono tutta la profondità dell’intercapedine (cm 16), creata dalla contro parete di lamelle in cotto: in questo modo ne impediscono l’accessibilità, eliminano le infiltrazioni di freddo dalle finestre, consentono, all’interno della controparete, l’alloggiamento delle guide dei tendaggi ombreggianti.

Le coperture dei due edifici, diverse per inclinazione, sono costituite da capriate metalliche, doppio assito, strato coibentante e manto in embrici di cotto. 

Le qualità bioecologiche dell’involucro così concepito rendono il fabbricato un caso esemplare di rivalutazione archeologica industriale; sono testimonianza di un’edilizia a «km Zero», che impiega materiali della tradizione costruttiva, capaci di pesare poco sull’ambiente, nel loro intero ciclo di vita.

Tra questi – derivata dalla cottura della sola argilla, giustamente preservata per la sua valenza bioedile e bioclimatica, per le proprietà termo-igrometriche, qui sfruttate e ampliate, per adattarsi alle necessità termiche dei moderni edifici – la «naturalità» del laterizio è la protagonista della qualità estetica dell’insieme.

Il progetto contempla pure la sistemazione delle aree esterne: in laterizio sono le pavimentazioni, in sestini con una bicromia rosso mattone scuro – giallo paglierino chiaro; a confine dune verdi sono poste a schermo del traffico stradale; scopo didattico hanno orti per coltivazioni organiche ed ecologiche; utilizzabili per incontri e spettacoli sono un palco a gradoni, campi da gioco e un anfiteatro pubblico, adiacente all’area archeologica della presunta chiesa di S. Maria del Pantano.

Roberto Gamba
Architetto libero professionista


Scheda tecnica

Oggetto: Scuola media
Località: Riccione (RN)
Committente: Comune di Riccione
Progetto architettonico: Pietro Carlo Pellegrini, (con Sirio Lazzari, Carlo Bertolini, Sheila Lazzerini, Enrico Polato, Filippo Tarquini, Dario Arnone, Stefania Iurilli), Studio RCF & Partners, (Davide Clementi, Alessandro Franco, Stefano Franco, Franco Rattini, con Piero Barbanti)
Progetto preliminare e bando: Augusto Bacchiani, Monia Ricci, Antonio Vecchi
Progetto opere-urbanizzazione: Carlo Rotellini
Progetto strutturale: Luca Boiardi con Lorenzo Giordani
Progetto impianti: Marco Cecchelani, Giovanni Sampietri – Costel Sistemi
Direzione lavori: Giovanni Morri – Comune di Riccione
Direttore operativo artistico: Augusto Bacchiani
Imprese appaltatrici: Unieco soc. Coop., Cmv Coop Muratori, Di Verucchio A R.L., Pianeta Immobiliare Srl
Superfici: 9312 m2 (terreno), 2697 m2 (s. netta), 420 m2 (palestra)
Fotografie: Mario Ciampi

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