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Politiche nazionali a supporto della residenzialità studentesca

La Legge n. 338/00 e i cosiddetti bandi PNRR per gli student housing hanno avuto il merito di incrementare il numero di posti alloggio disponibili nel nostro Paese. L’articolo riporta lo stato dell’arte della normativa italiana in ambito di residenzialità studentesca universitaria

Con l’obiettivo di rispondere all’incremento della mobilità studentesca nazionale e internazionale e al conseguente aumento della richiesta di posti alloggi, molti Paesi europei, a partire dal 2000, hanno intrapreso politiche finalizzate alla realizzazione di alloggi e residenze universitarie, attraverso differenti tipologie di programmi pluriennali di finanziamento.
L’Italia, all’inizio del secolo, era la Nazione che presentavano il rapporto più basso tra studenti universitari e disponibilità di posti alloggio.
La legge del 14 novembre 2000, n. 338, in abbinamento con la Legge del 23 dicembre 2000, n. 388, costituisce, per il nostro Paese, il primo programma di finanziamento pubblico finalizzato all’adeguamento e all’incremento del numero di posti alloggio per studenti universitari.
L’apparato normativo ha avuto un’importanza strategica in quanto da un lato ha permesso l’incremento del numero di posti alloggio disponibili, dall’altro ha sancito il passaggio dalla residenza dormitorio alla residenza incubatore: inoltre ha innescato un ulteriore processo virtuoso contribuendo alla riqualificazione di edifici dismessi e alla rigenerazione urbana e sociale di molte aree degradate (Bologna, 2022). Questo è stato possibile perché la norma, oltre a definire standard minimi quali-quantitativi, affronta ambiti più ampi quali la compatibilità ambientale, l’integrazione con la città, la compresenza di livelli di individualità e socialità e l’integrazione delle tecnologie informatiche e multimediali (Del Nord, 2014).