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Vicente Sarrablo

Unconventional

Vicente Sarrablo
Professore all’Universidad Internacional de Cataluña, direttore della Scuola Superiore di Architettura, membro di importanti commissioni (Aidit Agenzia di accreditamento di progetti di innovazione tecnologica, ITeC Istituto per la certificazione di materiali e sistemi edilizi, Drac Iniziative per la valorizzazione e l’applicazione di elementi ceramici), autore di numerose pubblicazioni,Vicente Sarrablo si occupa prevalentemente di innovazione tecnologica, disegno avanzato di strutture pneumatiche e sistemi prefabbricati a rapido as- semblaggio. Nonostante la giovane età (è nato a Barcellona nel 1964), Sarrablo è un instancabile lavoratore con alle spalle un’invidiabile esperienza accademica e professionale.

Il presente numero di Costruire in Laterizio è dedicato al Unconventional: secondo lei cos’è veramente «non convenzionale»?

Tutto ciò che apre nuove porte alla conoscenza.

In un recente convegno («Eladio Dieste: l’arte della tecnologia», Termoli 27 maggio 2011), il prof. Agostino Catalano le ha chiesto qual è stata l’influenza esercitata da Antoni Gaudì e Eladio Dieste sulla sua formazione e professione: cosa le hanno insegnato le loro opere e a quali di esse è maggiormente legato?

La prima architettura che mi ha colpito è stata quella di un contemporaneo di Antoni Gaudì: si tratta del «Vapor Aymerich, Amat i Jover» a Terrassa, progettata dall’architetto spagnolo Lluis Muncunill i Parellada nel 1908 e attualmente Museo della Scienza e della Tecnica di Catalogna (Sabbadini S., Costruire in Laterizio, n. 107, settembre-ottobre 2005, pp. 42-47, N.di R.). Rimasi affascinato dalle volte sottili alla catalana, realizzate con mattoni posati di foglio, e mi chiesi se i più recenti progressi tecnici consentissero di realizzare una struttura in grado di generare le stesse emozioni. La risposta è arrivata poco dopo, ovvero con la pubblicazione delle architetture voltate in laterizio rinforzato dell’ingegnere uruguaiano Eladio Dieste. L’interesse fu tale che decisi di adottarlo come argomento per la mia tesi di laurea: l’obiettivo era quello di ideare un sistema industrializzato in laterizio caratterizzato dall’estrema semplicità di posa in opera.

È molto più immediato cogliere i segni di una continuità che quelli di una rottura: molti dei progetti «non convenzionali», se analizzati attentamente, rivelano un riferimento a soluzioni compositive e tecniche consolidate. Non sono molte le proposte veramente originali. Quali sono, secondo lei, i professionisti più intraprendenti e quali le loro realizzazioni recenti più significative?

Qualcuno ha detto che per essere originali è necessario tornare alle origini: è quello che ha fatto Gaudì quando ha reinterpretato l’originale. Negli ultimi tempi, credo che il lavoro di Enric Miralles (scomparso prematuramente nel 2000) abbia perseguito obiettivi analoghi.

Nel settore del laterizio, per possibilità di applicazione e di ulteriore sviluppo, una delle novità più interessanti degli ultimi anni è il FlexBrick da lei brevettato: può descrivere il sistema e i suoi vantaggi?

FlexBrick è un innovativo sistema industrializzato basato sull’integrazione di un trefolo di acciaio in un reticolo di elementi in laterizio: questi ultimi disposti su una «tavola» e delimitati dalla presenza dell’armatura metallica. Con questo sistema si ottengono fogli flessibili di laterizio che possono essere utilizzati per realizzare involucri edilizi (pareti perimetrali, schermi, pavimentazioni, coperture) e strutture lamellari (archi, catenarie,volte). I suoi vantaggi sono molteplici: si impiega un materiale millenario come il laterizio, superando il tradizionale assemblaggio elemento per elemento; la sua flessibilità consente lo stoccaggio e il trasporto in comode bobine o pallet piegati; la posa in opera è così semplice da poter essere paragonata a quella di una tenda o di un tappeto; è veloce ed economico.

Nel numero 143 di Costruire in Laterizio (Upgrading), Juan Martin Piaggio ha presentato il progetto di Casa Mingo, una concreta occasione di impiego del FlexBrick: quali indicazioni le ha dato il cantiere?

Il progetto è il risultato di una proficua collaborazione con i produttori locali di laterizio che mi hanno garantito il loro sostegno e, con questo, una grande libertà progettuale e operativa. Casa Mingo è il banco di prova che ha permesso di valutare concretamente i risultati della ricerca, grazie soprattutto all’investimento economico dei produttori e alla totale disponibilità del committente.

Per l’esperienza maturata durante la sua ricerca, è più complicato proporre soluzioni non convenzionali o innovative con un materiale forte di una tradizione millenaria quale il laterizio?

FlexBrick è stato accolto con grande entusiasmo dagli architetti proprio perché apprezzano i vantaggi di avere un materiale collaudato da secoli, perfettamente conosciuto e reperibile ovunque, in un formato nuovo, grande e flessibile. È sorprendente come un’idea tutto sommato semplice consenta una molteplicità di applicazioni ed è interessante vedere come gli stessi progettisti stiano sperimentando ulteriori possibilità di impiego. L’aspetto che trovo più originale è proprio quello di avere generato un «gioco aperto» che consente ulteriori sviluppi. Ogni architetto, ingegnere o progettista può personalizzare il layout dei modelli geometrici e la libertà di espressione. La portata dei formati realizzabili seduce chiunque decida di utilizzare il sistema: anche per il laterizio, dunque, l’evoluzione continua.

Adolfo F. L. Baratta
Ricercatore, Università RomaTre