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Italia/Foligno  
Roberto Righi

Facciata ventilata in mattoni per la palestra di Foligno

Laureatosi in Ingegneria presso l’Università degli Studi di Perugia, dopo una prima fase in cui si è dedicato alla libera professione ha assunto incarichi presso enti pubblici, sino all’attuale ruolo di Responsabile del servizio all’interno dell’Area LL. PP. del Comune di Foligno, per cui ha curato la ricostruzione di tutti gli edifici scolastici dopo il sisma del 1997, con specifica attenzione all’efficienza energetica e a tecniche innovative per ridurre i consumi energetici degli edifici.

Quali sono i motivi che hanno portato alla realizzazione di questa palestra?

Tutto ha origine grazie a una donazione da parte della Cassa di Risparmio di Foligno, ente finanziatore dell’opera, con la compartecipazione del comune di Foligno. La donazione era vincolata alla partecipazione nella costruzione degli edifici sportivi, i quali dovevano essere correlati all’edilizia scolastica. In questo caso infatti parliamo di un edificio scolastico recente, costruito nelle fasi successive al terremoto del 1997; aveva la necessità di essere dotato di un impianto sportivo, per il quale si prevedeva l’utilizzo anche pomeridiano per altre attività. L’amministrazione ha deciso di finalizzare tale spazio specialmente all’attività della scherma. C’è dunque uno spazio all’interno destinato alla scherma e uno dedicato alle attività scolastiche. La scherma si presta comunque anche alle attività mattutine dedicate ai bambini, poiché la scuola comprende sia una sezione materna, sia una elementare. Pertanto questo edificio nasce dall’esigenza di avere uno spazio sportivo sia a uso della scuola, da destinare ad altre pratiche sportive nelle ore pomeridiane (è per esempio omologato dal Coni per la pallavolo); inoltre l’Amministrazione ha valutato che il territorio necessitasse di uno spazio sufficientemente grande per praticare la scherma, disciplina locale di grande tradizione e fortemente in crescita, a maggior ragione dopo la medaglia d’argento vinta da un atleta di Foligno alle ultime olimpiadi. Per quanto riguarda la fruibilità, il pavimento complanare permette la diversificazione delle attività, per cui per esempio anche i bambini, la mattina, possono compiere in tutta tranquillità differenti attività ludiche e motorie.

Ci può raccontare le fasi salienti dell’iter di progetto e realizzazione?

L’iter da cui è scaturita la realizzazione è stato lungo essenzialmente a causa di una variante del PRG. Abbiamo avuto la necessità infatti di variare il piano regolatore, in funzione dell’annessione al progetto di un’area confinante lottizzata, di proprietà privata e che sarebbe poi stata ceduta al Comune. La variazione del piano regolatore ha necessitato di un paio di anni per l’approvazione. I lavori veri e propri sono durati invece solo un anno: abbiamo infatti cominciato i lavori nel novembre 2014 e li abbiamo terminati con l’inaugurazione dell’edificio nel dicembre 2015. L’iter realizzativo, in funzione anche della tecnologia costruttiva utilizzata, ci ha pertanto premiato.

In merito alle scelte materiche, come mai la preferenza è ricaduta sul laterizio per l’intero involucro esterno?

Le scelte derivano tutte dall’idea progettuale originaria. Promotore è stato il nostro dirigente di area, architetto Luciano Piermarini, la cui architettura dialoga spesso con la logica del mattone. Da qui siamo partiti, e dall’impianto sostanzialmente quadrato del progetto, pensando di implementare la sintassi del mattone tradizionale con una declinazione aggiornata in senso tecnologico. Partivamo da un’esperienza precedente per la caserma dei vigili urbani, la quale prevedeva una facciata ventilata in laterizio, ma realizzata con appositi pezzi speciali. In questo caso invece volevamo realizzare qualcosa di diverso, proponendo una facciata da eseguire tradizionalmente in opera che richiamasse le architetture tipiche del nostro territorio. Abbiamo quindi messo a punto il sistema di ventilazione della facciata e la tipologia dell’aggancio alle strutture retrostanti. Risultava particolarmente importante dimensionare il sistema delle feritoie e prese dell’aria nella parte bassa e in sommità. Su questo tema è stato fondamentale l’aiuto del Dipartimento d’Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Perugia, il quale ha creato un modello di studio in laboratorio, al fine di valutare attentamente la ventilazione invernale ed estiva. Infatti era necessario evitare una ventilazione eccessiva, che ci avrebbe portato un massiccio raffreddamento invernale, ma allo stesso tempo era necessario assicurare la giusta ventilazione nel periodo estivo. Realizzando il modello in laboratorio, è stato possibile pervenire a un efficace compromesso e ricavare le corrette indicazioni costruttive e dimensioni per le prese di aerazione e di espulsione, oltre che per la camera di ventilazione. Sono poi stati posti in opera una serie dei trasduttori, un anemometro e un datalogger, i quali monitorizzano ormai da un anno il sistema di ventilazione. 

Probabilmente il primo ciclo di raccolta dati si concluderà entro quest’anno. A un ciclo di monitoraggio ne seguirà un altro, attraverso l’utilizzo di un computer e un sistema informatico. 

L’Università, che ha collezionato i dati, ha già presentato alcuni esiti in una conferenza informativa lo scorso anno, ma si riserva ancora il tempo di vagliare ulteriori analisi. La priorità dell’Università è tarare il modello matematico messo a punto attraverso il modello sperimentale in laboratorio rispetto alla realtà. La novità secondo me è stata appunto questa: come un finanziamento dedicato a un’opera pubblica, anche di dimensione modesta, abbia potuto coinvolgere l’ambiente universitario e la ricerca industriale, creando delle occasioni peculiari di innovazione.

Ci può fornire ulteriori elementi tecnici relativamente alla facciata ventilata?

La facciata ventilata in mattoni, per altro anche questi prodotti da una fornace umbra, oltre a conferire qualità architettonica all’edificio, ci consente di ottenere vantaggi diversi in termini di efficienza energetica e comfort termoigrometrico. Ad esempio la temperatura negli ambienti risulta più stabile nel tempo; nelle ore in cui l’impianto di riscaldamento viene spento, la parete infatti restituisce il calore assorbito durante la fase di funzionamento dell’impianto, rallentando gradualmente il raffreddamento dell’ambiente durante il periodo invernale; la camera di ventilazione consente di contro l’abbattimento del surriscaldamento estivo delle pareti. Si eliminano ulteriormente i ponti termici con conseguente risparmio energetico; si ostacola la formazione di condensa superficiale; si garantisce la maggiore efficienza nel tempo dell’isolante esterno, mantenuto perfettamente secco da una ventilazione ottimale. Al controllo dello scambio termoigrometrico in senso orizzontale, attraverso le pareti di involucro, partecipano inoltre fattivamente gli impianti di riscaldamento, per i quali nella palestra si sono appositamente scelti sistemi radianti a parete. La facciata ci garantisce un perfetto confort. Con temperature come queste che stiamo subendo in estate, all’interno dell’edificio si percepisce fresco senza l’utilizzo dell’aria condizionata. Grazie alle vetrate e al calore che si accumula, in inverno riusciamo a consumare assai poco, avvalendoci degli impianti in misura modesta e riscaldando in questo modo palestra e spogliatoio. Riusciamo a riscaldare la palestra esattamente come previsto nei calcoli di progetto, attraverso centraline che miscelano l’acqua a 32 gradi quando le temperature esterne scendono intorno allo zero. Per la migliore fruibilità dell’ambiente, da 32 gradi scendiamo a 17 all’interno della palestra, perché è stata valutata essere la temperatura più adatta in concomitanza alla attività motoria. La ventilazione offerta dalla parete in mattoni, favorita dalla massa schermante del laterizio, risulta davvero efficace.

Il plesso scolastico si arricchisce della palestra a seguito del sisma del 1997. Come si è comportato l’edificio dopo le scosse dell’ultimo terremoto del centro Italia?

Prima del sisma del 1997 la scuola elementare si trovava in un edificio prefabbricato. Dopo gli eventi sismici di allora è stata ricollocata in un nuovo edificio a telaio in cemento armato e non ha risentito degli ultimi eventi sismici, fatto salvo per alcuni danni davvero superficiali riguardanti prettamente gli intonaci. Invece nei due nuovi stabili adibiti a palestra e a spogliatoio, rispettivamente di 510 e 210 m2 collegati all’edificio preesistente, non si sono registrati assolutamente danni, nemmeno alla facciata ventilata, proprio in virtù del sistema intelaiato in acciaio utilizzato, tant’è vero che vorremmo ora riproporlo per il progetto di un’altra scuola. La parete ventilata in mattoni risulta ancorata a una intelaiatura metallica retrostante la facciata, costituita da una struttura principale verticale di profili a “C” ancorata ai setti di cemento armato e da una struttura secondaria orizzontale con profili a “L” opportunamente preforati per l’ancoraggio della muratura di mattoni.

Alberto Ferraresi
Architetto, libero professionista

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