Un’ambiziosa operazione di rigenerazione urbana trasforma un centro di medie dimensioni, la cittadina francese di Colmar, capoluogo del dipartimento dell’Alto Reno, nella sede di uno dei maggiori poli museali europei.
Il principale impatto dell’opera consiste nel ridefinire le precedenti dinamiche urbane e nel costruire incisive relazioni tra elementi precedentemente indipendenti del quartiere, attorno a una centralità costituita da una piazza pubblica che diviene viva e attrattiva (in sostituzione di un asse viario e di una fermata di autobus).
Ma non solo. Come tengono a sottolineare i progettisti Herzog & de Meuron, la peculiarità del progetto sta nel lavoro simultaneo e fortemente interconnesso su tre livelli: urbanistico, architettonico e museografico.
Il processo si innesca intorno all‘anno 2000, a partire dalla necessità di ampliamento dello storico museo cittadino - uno dei più visitati in Francia - ospitato in una cappella e in un convento domenicani risalenti al XXIII secolo, e dalla chiusura dei vicini bagni municipali risalenti al XIX secolo.
Nel 2009 lo studio svizzero vince il concorso internazionale, porta avanti tutte le fasi progettuali successive, fino al cantiere della durata di 3 anni e all’apertura del nuovo museo nel 2016.
Il senso e la visione del progetto consistono nel tenere insieme in maniera sincronica le epoche e gli stili di “contenitore” e “contenuto”, offrendo accostamenti, rimandi, simulazioni, integrazioni, ricostruzioni che rileggono, restituiscono e reinventano i luoghi e la loro storia, con una sintesi che ne rende visibili complessità e stratificazione.
Il programma funzionale e la tipologia di interventi necessari mettono i progettisti di fronte a un lavoro articolato e diversificato: dal restauro del convento medievale (seguito a stretto contatto con gli architetti del dipartimento del patrimonio nazionale francese), alla ristrutturazione e rifunzionalizzazione per eventi e installazioni dei bagni municipali d’inizio ‘900 (denominati “La Piscina”), alla costruzione dell’ampliamento del museo attraverso due nuovi corpi di fabbrica fuori terra, una galleria interrata di collegamento e una corte, alla progettazione di due nuove piazze pubbliche. Questa ricchezza impone precise scelte nell’accostamento di materiali antichi e attuali, e nella messa in scena del dialogo tra forme ed elementi architettonici preesistenti e contemporanei.
Il perno del complesso museale è la nuova piazza pubblica Underlinden, disegnata intorno alla riapertura di un tratto del “canal de la Sinn”, che scorre sotto il centro storico di Colmar. La piazza diviene l’elemento centrale dei due poli in cui si articola il museo: da una parte la cappella e il convento con il relativo chiostro, dall’altra due nuovi edifici e gli antichi bagni che delineano una seconda corte, la quale è sistemata in parte a “pomario”.
L’entrata del museo viene spostata sulla piazza e avviene dal convento, la cui facciata è stata ristrutturata lasciando visibili i segni della sequenza di interventi nel tempo.
Le gallerie sotterranee sono spazi di connessione fisica tra gli elementi situati da una parte e dall’altra della piazze e sono accessibili da una scala a spirale che segna il passaggio da preesistenza a nuovo spazio museale. Secondo una sequenza di tre ambienti aperti, si sviluppano le gallerie percepite quindi come un unico volume che permette al visitatore una transizione fluida nello spazio e nel tempo, che consente confronti tra opere lontane tra loro.
Il nuovo edificio chiamato “Ackerhof” (era il termine usato anticamente per indicare l’insieme di stalle e fabbricati rurali situati di fronte al convento) cerca un confronto, nell’impianto urbano quanto nella presenza volumetrica (con un tetto a capanna dall’altezza eccezionale di 11,5 metri), con la vicina cappella dei domenicani. Lo spazio della ”Piscina” viene riconvertito per ospitare eventi e manifestazione ed è collegato, al primo livello, alle nuove gallerie. A fianco del canale, un edificio di piccole dimensioni, “La Maison”, riprende collocazione, volumetria e forma di uno storico mulino e diviene dispositivo di segnalazione del museo: due finestre-lucernari sono intrusioni nella galleria sottostante che permettono di vedere gli interni dell’estensione sotterranea del museo.
Il percorso museale viene riorganizzato secondo un criterio principalmente cronologico e la museografia viene pensata in relazione all’architettura: le sale attorno al chiostro ospitano l’arte medievale, la cappella continua ad ospitare l’opera storicamente più importante del museo, presente fin dalla sua prima apertura nel 1853: il “Retablo di Issenheim”, capolavoro dell’arte religiosa occidentale, dipinto da Grünewald (1512 -1516), maestro del tardo gotico. Le nuove gallerie sotterranee espongono opere del 19° e 20° secolo fino all’Arte Moderna; l‘ Ackerhof è dedicato all’arte a partire dal 1930 e alle esposizioni temporanee. A ciascuna sezione espositiva corrisponde uno specifico trattamento degli interni dal punto di vista di materiali, colori, proporzioni e partizioni.
La scelta dei materiali riconferma l’approccio progettuale generale, coerentemente con quanto immaginato da Jacques Herzog: “ …soltanto osservando da vicino si potranno distinguere le parti architettoniche antiche dalle parti nuove”. Ciò si ottiene attraverso l’impiego di materiali tradizionali che entrano in dialogo con le facciate del convento in pietra e intonaco, più volte rimaneggiate nel corso dei secoli: mattoni irregolari spezzati a mano per le facciate dell’Ackerhof e della Maison e per i muri della nuova corte, pietra arenaria per le pavimentazioni esterne.
Questo tipo di matericità, assieme alla riproposizione di frammenti del vocabolario architettonico passato (la copertura a spiovente e le finestre ogivali dei nuovi corpi di fabbrica), inseguono e mettono in atto un’imitazione critica che, pur armonizzandosi con i toni e le forme delle preesistenze, contiene tutto il necessario distacco insito nell’addizione architettonica contemporanea.
Mina Fiore
Architetto paesaggista, libero professionista
Scheda tecnica
Oggetto: | Restauro ed estensione del Musée Unterlinden |
Località: | Colmar - Francia |
Committente: | Città di Colmar |
Progetto architettonico: | Jacques Herzog, Pierre de Meuron, ChristineJacques Herzog, Pierre de Meuron, ChristineBinswanger |
Team di progetto: | Christoph Röttinger (Associate, ProjectChristoph Röttinger (Associate, ProjectDirector),Christophe Leblond (Project Manager), MarcoZürn (Project Manager) Edyta Augustynowicz(Digital Technologies), Farhad Ahmad (DigitalTechnologies), Aurélien Caetano, DelphineCamus, Tim Culbert, Arnaud Delugeard, CarlosHiginio Esteban, Judith Funke, Daniel GraignicRamiro, Yann Gramegna, Wolfgang Hardt(Partner), Thorsten Kemper, Aron Lorincz(Digital Technologies), Donald Mak (Associate),Severin Odermatt, Valentin Ott, Alejo Paillard,Nathalie Rinne, Jordan Soriot, Raul TorresMartin (Digital Technologies), Guy Turin,Paul Vantieghem, Maria Vega Lopez, CaesarZumthor |
Museografia: | Jean-François Chevrier, art historian, assisted byJean-François Chevrier, art historian, assisted byÉlia Pijollet |
Partner locali: | DeA Architectes |
Progetto strutturale: | ARTELIA |
Acustica: | Echologos |
Estimo: | C2Bi |
Ingegneria delle facciate: | PPEngineering, Prof. Jäger |
Consulenza Illuminotecnica: | Arup |
Segnaletica: | NEWID |
Consulenza paesaggistica: | Cap Vert Ingénierie |
Consulenza botanica: | August Kunzel Landschaftsarchitekten |
Superficie: | 7.700 m2 (5.800 m2 esistenti +1.900 m2 nuovi) |
Completamento: | 2015 |
Cronologia: | Concorso internazionale 2009, progetto 2010-Concorso internazionale 2009, progetto 2010-2012, realizzazione 2012-2015 |
Costo: | 47 milioni di euro |