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Danimarca/Ringsted  
Henning Larsen Architetti

Crematorio comunale Ringsted, Danimarca

Un cielo infinito sovrasta l’autostrada che lambisce a nord la cittadina di Ringsted e la collega all’intera nazione da ovest a est, dalla penisola dello Jutland fino al ponte di Øresund con la Svezia. Ponderata ma in fondo naturale la scelta di realizzare, al centro della più grande fra le isole comprese nel territorio danese, un nuovo crematorio comunale rispondente a nuovi aggiornati standard, primo tra tutti quello relativo alla depurazione dei gas di scarico, in sostituzione degli otto impianti precedentemente sparsi nel territorio.
Il sito, posizionato secondo i venti prevalenti in un’area verde parzialmente boscata a nordest di Ringsted prossima allo svincolo autostradale, era parte un tempo della tenuta storica di Kærup Gods caratterizzata da sette edifici dai neri e spioventi tetti a due falde, posti a sud e oggi ristrutturati. A nord, oltre una strada di circolazione ed un terrapieno erboso di mitigazione acustica, un riparato sobborgo di moderne case unifamiliari ad un piano riprende la tradizione danese nelle coperture e nelle murature in mattoni.

Lo studio Henning Larsen Architetti non dialoga con gli stilemi popolari che circondano l’area, progettando un complesso moderno - “conscio del proprio presente” secondo il dettato di Mies van der Rohe - sulla scia delle più importanti lezioni dei grandi architetti del Novecento, come appare la felice somiglianza con la Prima Chiesa Unitaria di Rochester di Louis Kahn.
I volumi cinerei, di differenti dimensioni ed altezze, sono il risultato progettuale di slittamenti e sottrazioni: partendo da un basso ed esteso parallelepipedo di base pari a tre quadrati, a sudovest è stato fatto slittare un volume di base pari a due quadrati minori, che identifica la rimessa per le lunghe autofunebri: la corte risultante, delimitata da due ali destinate a locali per il personale di servizio, offre lo spazio di manovra e di sosta alle autovetture per il trasporto delle bare.

Dal lato opposto a nordest, verso il parco, un identico volume è stato questa volta sottratto, assieme alla quasi totalità della superficie delle due ali risultanti, tranne per due stretti volumi di testa: l’uno basso, destinato a locale di servizio esterno, l’altro alto, svettante come un silenzioso campanile a vela, dove trovano sede i camini per lo smaltimento dei fumi prodotti dalla batteria dei sei impianti di cremazione. Sul lungo lato a sudest, tre sottrazioni hanno definito due logge coperte – per l’accesso agli ambienti per la partecipazione al rito funebre e per l’accesso alla zona destinata agli uffici – e una piccola corte inerbata a cielo aperto con vista sul bosco. Ultimo ma non meno importante – anzi: fondamentale – il raddoppio in altezza del volume centrale, destinato ad ospitare la sala dei forni crematori.
I prospetti di questo volume a doppia altezza si svuotano a nordest e a sudovest, lasciando spazio a grandi vetrate - similarmente alla stazione Santa Maria Novella di Firenze del Gruppo Toscano - portatrici di intensi e mutevoli effetti chiaroscurali. L’aspetto dell’edificio, sia esterno che interno, è affidato a mattoni disposti in una variante della tessitura alla gotica e secondo differenti gradienti di grigio.

Il rivestimento è trattato come una “pelle”, secondo verità, quindi senza falsi architravi o altre finzioni costruttive. L’unica eccezione al linguaggio totalizzante è presente all’interno della grande sala dei forni crematori, lungo le pareti nordovest e sudest: qui gli elementi impiegati, delle stesse tonalità di grigio, sono disposti secondo una variante moderna della tessitura a fascia, ossia allineati anche in senso verticale. Tale “montaggio” lascia a vista le forature generate dal processo di estrusione: assieme alla copertura ondulata della sala - dal segno simile al famoso soffitto della Biblioteca Civica di Viipuri di Alvar Aalto - i numerosi fori funzionano da dissipatori acustici, garantendo la natura silenziosa dello spazio. Il rituale funebre, accolto in un’architettura laica scevra di simbolismi religiosi e quindi al contempo aperta ad ogni culto, procede lungo l’asse longitudinale che dalla rimessa e dal cortile di manovra e sosta delle autofunebri passa attraverso il grande locale refrigerato per la conservazione dei defunti, antecedente la sala dei forni crematori: sulla testata del complesso una grande vetrata spazia sul vasto parco, garantendo agli uffici del personale un alto confort lavorativo. Gli ambienti per la partecipazione al rito, disposti lungo il lato sudest della sala dei forni crematori e direttamente collegati agli uffici, si impreziosiscono di una piccola corte verde con la serena vista del vicino bosco.
Le ceneri nell’urna, pari a circa il 3,5% del peso corporeo, potranno essere conservate in casa, o tumulate o disperse nel vicino parco: nel cielo infinito volerà la restante maggior parte di quel che c’era, e che rimarrà in opere e ricordi.

Diego Candito
Architetto iunior e giornalista


Scheda tecnica

 

Oggetto: Crematorio comunale
Località: Ringsted, Danimarca
Progetto architettonico: Henning Larsen Architects
Collaboratori: Birgitte Fink architect (paesaggio), Damgaard Consulting Engineers (ingegneria)
Impresa di costruzioni: Elindco
Cronologia: 2013
Superficie: 2700 m2
Fotografie: Anders Sune Berg, Pierre Chatel