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Italia/Brescia  
Camillo Botticini

Centro natatorio Brescia

“Progetto di notevole raffinatezza nella composizione e nei dettagli; la qualità complessiva espressa nella sua semplicità ne fa un ottimo esempio di edilizia sportiva”. Con queste motivazioni, nel 2013, l’Ordine degli Architetti di Bologna e il sito di Europaconcorsi hanno premiato il progetto del Centro natatorio di Brescia: la competizione “Come è andata a finire” riguardava le opere realizzate negli ultimi dieci anni in Italia tramite concorso pubblico.

Navigando in rete si scopre che secondo Concrete Playground, rivista online australiana, lo stesso complesso è considerato una delle dieci piscine più belle al mondo: difficile stabilire se ciò corrisponda a verità, e poco interessa, ma la struttura costituisce certamente un esempio virtuoso di architettura pubblica.

Questo nonostante che il Centro natatorio abbia avuto un processo realizzativo complicato, come troppo spesso succede alle opere pubbliche del nostro Paese. Infatti, a seguito dell’aggiudicazione del concorso internazionale avvenuta nel 2005, tra ricorsi e sentenze, si sono alternate tre imprese di costruzione prima di portare a compimento l’intervento, tanto che, invece dei diciotto mesi inizialmente previsti, sono stati necessari cinque anni per poter fruire di un centro che presenta comunque degli standard qualitativi che di rado si raggiungono.

Progettato dall’Ati, composta dall’allora Abda Architetti Associati (Camillo Botticini e Giulia De Appolonia) con Francesco Craca e Arianna Foresti, Studio Montanari e Nicola Martinoli, il Centro natatorio è collocato nel quartiere Mompiano di Brescia, in prossimità dello stadio di calcio delle “rondinelle”. Il complesso si caratterizza come un’architettura urbana, che s’inserisce nel tessuto preesistente con delle volumetrie chiare e definite.

Il tema architettonico si sviluppa su tre livelli di cui due fuori terra, articolando un blocco compatto di 84x42x9 m attraverso “una sequenza di scavi che modificano i fronti nel rapporto tra organizzazione funzionale e spaziale interna e le diverse condizioni di riferimento esterne”, come si può leggere nella relazione del progetto. L’articolazione distributiva scompone il manufatto in tre nuclei funzionali: una sala principale con vasca per la pallanuoto (33x25 m) dotata di una tribuna da 800 posti; un nucleo spogliatoi su tre livelli; una sala con due piccole vasche.

A questi si aggiunge un piano interrato destinato a locali tecnici. Il blocco a est accoglie la sala principale, delimitata da una grande vetrata continua rivolta, da un lato, verso un prato e, dall’altro, verso un patio che “protegge” dall’adiacente strada anche per effetto di una grande vasca che accoglie delle piante di bambù. Sempre sul lato strada è presente la tribuna, dietro la quale una parete di vetromattoni illumina i vani interrati. Il lato ovest della grande sala presenta due alti tagli verticali che la connettono a quella con le vasche più piccole e all’ingresso del pubblico.

Il blocco a ovest si caratterizza per un’ampia superficie vetrata che genera una continuità visiva che connette la sala piccola con quella della pallanuoto. Sul lato est una loggia al primo piano apre la palestra verso le vasche del lido, mentre una seconda loggia a doppia altezza ospita un bar che è in diretta relazione con l’ingresso. La semplicità della distribuzione interna trova sostanziale arricchimento spaziale nelle connessioni visuali che si stabiliscono attraverso le profonde fenditure che portano la luce negli ambienti interni.

Come per altre opere di Botticini, quali gli alloggi Aler a Brescia e la Scuola elementare di Azzano Mella, i volumi puri esprimono una forte tensione, determinata anche dall’alternanza di vuoti e pieni, aperto e chiuso. La chiarezza distributiva e l’esatta misura determinano un manufatto immediatamente riconoscibile che tuttavia non scade negli estremismi di molta produzione “contemporanea”. Si realizza un’architettura in cui le tecniche costruttive e i materiali sono impiegati con consapevolezza come strumento per definire il carattere rigoroso dell’architettura: in questo senso, l’immediata riconoscibilità dell’edificio è dovuta anche al diffuso impiego del mattone di colore bruno cangiante che, ricopre anche le superfici interne conferisce unità visiva al complesso.

Adolfo F. L. Baratta
Professore Associato, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi Roma Tre


Scheda tecnica

Oggetto: Piscina, centro sportivo
Località: Mompiano, Brescia
Committente: Brescia Mobilità spa
Progetto architettonico: Abda Architetti Associati (Camillo Botticini e Giulia De Appolonia) con Francesco Craca e Arianna Foresti; Studio Montanari e Nicola Martinoli
Collaboratori: Michela Cibaldi e Ignazio Marchetti
Progetto strutturale: Studio Montanari, Claudio Toniolo e Giorgio Piliego
Progetto impiantistico: Milano Progetti srl Palumbo Ingegneri Associati (meccanici), Studio Cvr Engineering (elettrici)
Impresa di costruzione: Campana Costruzioni srl
Cronologia: 2005-2007 (progettazione), 2010-2013 (costruzione)
Superficie: 3.261 m2 (coperta), 6.260 m2 (complessiva), 12.000 m2 (esterna)
Fotografie: Niccolò Galeazzi, Alessandro Galperti

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