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Italia/Milano  
Bruno Finzi

COVID-19. Verso strutture sanitarie d’eccellenza

Nell’ambito dell’edilizia sanitaria occorre tornare a investire nella progettazione e costruzione di strutture d’eccellenza. Sono necessarie nuove forze lavorative per il settore sanitario (e questa lezione è stata compresa), ma ora occorre non abbassare la tensione rispetto alla realizzazione di ospedali e luoghi di cura all’altezza dei più elevati standard e rispondenti ai bisogni specifici di una medicina del terzo millennio

 

Quando ancora il contagio era lontano e si osservavano con un certo distacco le notizie provenienti da Wuhan, siamo comunque tutti rimasti colpiti dalla capacità cinese di realizzare ospedali in tempi da record. Qualche commento poco attento - in particolare sui social - indicava quelle strutture come dei moderni “lazzaretti”, ossia dei capannoni per accogliere le persone colpite da Covid-19. Si è visto invece che eravamo di fronte all’esatto contrario. La Cina ha dimostrato le capacità - dopo una sottovalutazione iniziale di quasi due mesi da parte delle autorità politiche - di una forte reazione sul piano sanitario ma, anche e soprattutto, su quello dell’edilizia sanitaria. Si parla infatti di “modello Wuhan” per indicare le capacità di contenimento del virus. La Regione Lombardia è il territorio italiano più colpito dal Covid-19 e si è trovata a gestire una complessità mai affrontata prima che l’ha portata a realizzare strutture d’emergenza rese possibili grazie alla generosità di tantissimi imprenditori, di uomini dello spettacolo, come di semplici cittadini e di tanti aiuti dall’estero. Pensiamo a quanto realizzato presso l’ospedale San Raffaele e a Bergamo. Ma è con l’ospedale in Fiera Portello a Milano che si è vista e toccata con mano un’unità d’intenti che prima d’ora era difficile immaginare.
L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano è stato coinvolto nel Collaudo del nuovo Ospedale di terapia intensiva da Infrastrutture Lombarde; dopo aver ricevuto la richiesta ufficiale, ho subito promosso una chiamata di volontari interna all’Ordine e hanno risposto tantissimi; a me è toccato scegliere alcuni tra i principali professionisti nei loro rispettivi campi. I nostri ambiti d’intervento, con riferimento alle operazioni di Collaudo, hanno riguardato l’edilizia civile, l’impiantistica elettrica, quella meccanica e dei gas medicali e le apparecchiature elettromedicali.
I lavori di collaudo sono stati condotti da quattro professionisti (compreso il sottoscritto) e sono stati effettuati in parallelo con l’avanzamento dei lavori. Se per quanto concerne la parte edile le difficoltà sono state quelle di un cantiere - per la fase 1, di soli 14 giorni con 3 turni sulle 24 ore, 7 giorni su 7 - diverso il discorso relativo al collaudo sia degli impianti - progettati, installati e collaudati anch’essi in pochi giorni -, sia soprattutto degli apparecchi elettromedicali provenienti da varie parti del mondo, considerata la loro difficoltà di reperimento sul mercato mondiale. La complessità è stata elevata, ma il tutto è stato svolto con rigore, precisione e armonia.

La vera lezione legata all’ospedale in fiera - realizzato in tempi assolutamente da record - è che il tutto è stato reso possibile da una sburocratizzazione e da una eliminazione di qualsiasi procedura amministrativa che troppo spesso rappresentano l’autentico impedimento perché si porti a compimento un’opera nei tempi assegnati e previsti. Si badi bene che questa sburocratizzazione non ha portato all’eliminazione dei necessari controlli e verifiche né a una diminuzione dei fattori di sicurezza. Anzi, il contrario. È questa lezione che dev’essere ora applicata per il post Covid-19. Dev’essere applicata nell’ambito dell’edilizia sanitaria considerando come occorra tornare a investire nella progettazione e costruzione di strutture d’eccellenza.
Sono necessarie nuove forze lavorative in ambito sanitario (e questa lezione è stata compresa), ma ora occorre non abbassare la tensione rispetto alla realizzazione di ospedali e luoghi di cura all’altezza dei più elevati standard e rispondenti ai bisogni specifici di una medicina del terzo millennio.
Lo sguardo dev’essere posto in particolare al sud del nostro paese dove, in alcuni comuni, vi sono strutture per nulla all’altezza. Investire in una politica sanitaria nazionale, anche sul fronte dell’edilizia, rappresenta un’assicurazione sul nostro futuro. Non vi è stato un “metodo Milano” rispetto alla realizzazione dell’ospedale in Fiera. Vi è stato solo un gruppo di più di 300 persone, tra maestranze, progettisti, direzione lavori e collaudatori, che hanno condiviso un obbiettivo finale e dei tempi ristrettissimi per raggiungerlo. A essi si aggiunga un luogo messo a disposizione da Fondazione Fiera, i soldi forniti da innumerevoli donazioni e il lavoro volontario e gratuito di molti tra cui l’Ordine degli Ingegneri di Milano per realizzare questo nuovo Ospedale di terapia intensiva sotto la gestione del Policlinico di Milano, il quale resterà il segno concreto della volontà del fare.
Una testimonianza in più che quando si vuole, si può.

Bruno Finzi, Presidente Ordine Ingegneri Provincia di Milano