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Regno Unito/Londra  
Hopkins Architects

Stratford Library University of East London

Stratford è un quartiere situato nell’area a est di Londra, nel borgo di Newhan e fino a qualche anno fa era conosciuto principalmente per il degrado in cui versava e per la criminalità diffusa. Successivamente all’importante sviluppo industriale, avuto alla fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, il quartiere è andato sempre più degradandosi non riuscendo a far fronte all’imponente flusso migratorio. Le Olimpiadi di Londra del 2012 sono state l’occasione, per la City, per mettere in atto tutta una serie di iniziative finalizzate proprio alla riqualificazione del quartiere.

Stratford è stato scelto, in fase di programmazione, come il centro principale per le Olimpiadi e necessitava, quindi, di una serie di opere per riqualificarne la qualità urbana. All’interno della cittadina è inoltre presente la University of East London, la quale, stimolata dall’operazione, ha deciso di ristrutturare e riqualificare il proprio campus con la volontà di ampliare il proprio prestigio, attirare nuovi studenti e migliorare gli standard qualitativi a disposizione dei docenti e a servizio anche della collettività. La costruzione della nuova biblioteca è una parte significativa di questo importante intervento di riqualificazione: nonostante che per la specifica tipologia di intervento il budget a disposizione non fosse elevato (circa 8 milioni di sterline) il risultato finale è stato quello di una architettura di qualità grazie soprattutto alle scelte dei progettisti orientate a una semplificazione degli spazi, attraverso una progettazione rigorosa e funzionale, priva di inutili ornamenti, a favore di un espressione «onesta» dei materiali e dei sistemi costruttivi impiegati. L’edificio si sviluppa per tre piani fuori terra e ha una pianta di forma rettangolare che, sulla parte pubblica, segue l’andamento curvilineo di Water Lane dalla quale si distacca per mezzo di un ampio marciapiede. Esternamente, all’interno del campus, è stata progettata anche la nuova corte di ingresso, con spazi verdi curvi che hanno la funzione di dare maggior importanza scenografica alla biblioteca, di ammorbidire le forme squadrate della costruzione e di alleggerirne l’attacco a terra.

In pianta le scelte progettuali sono chiare e il layout funzionale è da subito intuibile dal momento in cui si entra nell’edificio. L’ingresso è collocato asimmetricamente e divide lo spazio, pur senza barriere fisiche, in aree ben distinte: l’asse di distribuzione che comprende oltre all’ingresso, gli spazi di consultazione self-service e di accoglienza-informazioni, gli ambienti più privati per il personale lungo il fronte su Water Lane, gli spazi di servizio e archiviazione e gli spazi pubblici. Centralmente l’edificio è caratterizzato dalla presenza di una piccola corte, coperta da un grande lucernario, che si sviluppa su tutti e tre i livelli, e di una scala a chiocciola prefabbricata in calcestruzzo, rivestita da lamelle verticali in legno. La corte è un vero e proprio giardino interno con alberature che si elevano fino ai piani superiori. Il primo e il secondo piano sono destinati a spazi per gli studenti, con sale di studio e di lettura, laboratori informatici e aule per seminari e incontri. Questi ambienti sono collocati sul perimetro dell’edificio in prossimità delle finestre, mentre la parte centrale del volume è principalmente destinata ad accogliere, oltre che la corte e la scala, gli scaffali con i libri. Anche i due prospetti principali, quello su Water Lane e quello più privato all’interno del campus, dichiarano apertamente le volontà e le necessità progettuali. La struttura portante in calcestruzzo armato è evidente già nelle due facciate, sulle quali sono facilmente individuabili le pannellature prefabbricate. Sebbene, infatti, i prospetti siano completamente rivestiti di laterizio faccia a vista, i giunti sono ben visibili e, anzi, nel prospetto interno più privato, sono stati opportunamente evidenziati con un leggero arretramento rispetto al filo esterno. 

I due fronti appaiono identici ma si diversificano in alcuni punti: il prospetto interno presenta per ogni pannellatura, a eccezione di quella corrispondente all’ingresso, completamente vetrata, una coppia di ampie finestre quadrate per tutti e tre i piani mentre il prospetto più pubblico al piano terra presenta quattro finestre alte e incorniciate che permettono ai passanti e alla comunità locale di poter intravedere l’interno dell’edificio e immaginare le attività che vi si svolgono. I due prospetti laterali, più corti, sono massivi e presentano poche aperture, comunque delle stesse forme e dimensioni. L’uso di sistemi costruttivi prefabbricati, di materiali della tradizione come il laterizio per le facciate e il legno per gli infissi del lucernario e per gli arredi ha garantito un risultato qualitativamente elevato pur contenendo sensibilmente i costi. Aspetto fondamentale del progetto dello studio di Hopkins è stata l’attenzione riservata alla sostenibilità dell’intero intervento.

La sfida, in fase progettuale, è stata proprio quella di realizzare un edificio aperto al pubblico dalle sette del mattino fino alla mezzanotte e che consumasse meno energia possibile. L’approccio al progetto è stato quindi un approccio di tipo olistico e non analitico che ha previsto il coinvolgimento di più discipline e di molteplici competenze tra cui il gruppo AECOM.  A monte della fase progettuale è stata compiuta un’analisi critico-comparativa tra il fabbisogno energetico della biblioteca e la sostenibilità della stessa, seguendo i principi indicati nel TM54 di CIBSE, un manuale fondamentale per la valutazione iniziale del rendimento energetico degli edifici, che permette di tenere in considerazione, in fase di progetto, sia degli aspetti formali che di quelli funzionali e prestazionali. 

Nodo centrale del progetto è rappresentato dal sistema di ventilazione che permette di massimizzare il recupero del calore prodotto, attraverso delle ruote termiche, ovvero degli scambiatori di calore rotante posizionati all’interno del processo di alimentazione e di scarico dei flussi d’aria del sistema di trattamento dell’aria. Sistemi di controllo al carbone attivo distribuiti su tutto l’edificio garantiscono, inoltre, il controllo della qualità dell’aria. L’involucro è stato ben isolato, in linea con le richieste normative, e l’uso massivo del laterizio faccia a vista garantisce la facilità di raffreddamento passivo, attraverso un valido sfasamento termico. L’isolamento e la massa, abbinate a un efficiente sistema di recupero del calore attraverso un efficiente sistema di cablaggio, fanno si che l’edificio si auto-riscaldi, riducendo al minimo l’impiego di ulteriore fonti di calore. Una caldaia ad alta efficienza serve principalmente da riserva per i periodi freddi più lunghi.

L’utilizzo di grandi pannelli fotovoltaici, collocati sulla copertura e schermati sul perimetro da un grigliato metallico, garantiscono anche la quasi autonomia elettrica delle biblioteca. 

Le ampie finestre, il giardino vetrato e i colori chiari degli interni garantiscono un’illuminazione naturale per buona parte della giornata riducendo sensibilmente l’apporto di luce artificiale. Un sistema di oscuramento automatico con sensori di movimento e rilevamento permette, inoltre, l’accensione e lo spegnimento della luce in presenza o meno degli studenti. In ogni ambiente sono installati sensori per misurare la temperatura e il livello di CO2, in modo da assicurare la fornitura di energia solo se effettivamente necessaria. Inoltre sono state adottate ulteriori misure necessarie a ridurre il consumo energetico, anche quelle più banali, come lo spegnimento automatico dei computer quando non in uso. La biblioteca è inoltre monitorata con un software online (CarbonBuzz) che raccoglie i dati critici relativi al consumo energetico con l’obiettivo di colmare, attraverso opportuni aggiustamenti, l’eventuale divario tra i dati di progettazione e quelli d’uso.

La sostenibilità di questo progetto non si limita però soltanto agli aspetti prettamente energetici. I materiali utilizzati sono stati scelti per avere un basso impatto ambientale durante tutto il ciclo di vita della biblioteca. L’acqua piovana viene raccolta e riutilizzata per i servizi igienici dotati anche di sistemi di intercettazione sanitari che permettono una ulteriore riduzione degli sprechi. Sono stati inoltre inseriti un «tetto marrone» (tipologia di tetto giardino) per favorire anche lo sviluppo e il mantenimento della fauna selvatica come il Codirosso Spazzacamino, una specie di volatile protetta nel Newham. Piantagioni indigene, box per uccelli e ripari per gli insetti completano il sistema «naturalistico» della copertura.

Il progetto è stato tra i vincitori dell’Awards Civic Trust 2014 e ha raggiunto quanto prefissato dal Piano di Londra, ovvero la riduzione del 20% di immissione di CO2, ottenendo, in fase di progettazione, il giudizio di «eccellente» secondo il protocollo di valutazione ambientale BREEAM (BRE Environmental Assessment Method) uno dei più diffusi al mondo, anche grazie al riciclaggio e al riuso del 91% dei rifiuti da costruzione.

Claudio Piferi
Architetto, Phd, Università degli Studi di Firenze


Scheda tecnica

Oggetto: Biblioteca Stratford
Località: Stratford Campus, University of East London, Water Lane, Londra, UK
Committente: UEL, University of East London
Progetto architettonico: Hopkins Architects
Progetto strutturale: Expedition Engineering Ltd
Progetto del paesaggio: Grant Associates
Consulenza: AECOM
Cronologia: 2011-2013
Superficie: 4.000 mq
Costo: £ 8.000.000
Fotografie: Timoty Soar, Simon Kennedy

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