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Italia/Faenza  
Alessandro Bucci Architetti

Insula abitativa

Il progetto nasce in risposta alla frammentazione del contesto, collocandosi l’area della costruzione tra il margine urbano e gli spazi aperti della campagna. Si tratta di una condizione a cui siamo abituati e ormai assuefatti, laddove la città perde le sue caratteristiche di aggregazione fitta di materia, persone e spazi condivisi e lascia il campo alle sperimentazioni individuali, nei migliori dei casi, o al vuoto urbano e sociale nei peggiori. Ancora più spesso - è questo l’aspetto più problematico - il margine è provvisorio, in attesa che la città si espanda ulteriormente inglobando altro territorio nel tessuto urbano. E di conseguenza quel che si definisce in relazione al margine si perde nel momento in cui entra a far parte integrante della condizione più propriamente periferica.
Questa situazione conflittuale rappresenta la storia dell’espansione delle nostre città e la frammentazione che ne deriva, frutto di un continuo spostamento della condizione marginale.
La sfida in via Majorana era pertanto quella di costruire una relazione con la città nel suo limite, superando la privazione di identità di ogni ambito periferico ed usufruendo dell’affaccio privilegiato verso la campagna. E forse in questo modo definire una regola - una tra le tante possibili, richiamando riferimenti illustri - che sperabilmente altri potrebbero perseguire. Tra i riferimenti del progetto figurano le insule pompeiane, il muro esterno del Camposanto di Pisa, le ville pervase di luce di Alberto Campo Baeza, spazi introversi e semplici d’impianto ma capaci di complessità, accomunati dalla ricerca di una relazione con lo spazio esterno - sia esso città o vaste distese - che non confligge con l’individualità degli spazi intimi e protetti al loro interno. Lo sviluppo del tema di residenze unifamiliari in via Majorana rifugge dal modello della lottizzazione tradizionale, facendo della densità e di una ricercata articolazione volumetrica i punti di forza. Parte di un contesto abitativo di nuova edificazione - per definizione privo di visione unitaria - il nuovo aggregato di quattro abitazioni definisce una tipologia che coniuga l’abitare con altre funzioni ad esso potenzialmente correlate, come la pandemia ci ha insegnato. E pertanto troviamo la casa-studio, la casa-ufficio, la casa-opificio, ovvero quella mixité funzionale che riproduce alla scala dell’insula abitativa parte della complessità che caratterizza la città. Lo schema aggregativo definisce una serie di volumi su fasce perpendicolari alla strada, articolando in questo modo unità indipendenti che, pur mantenendo la propria identità, generano una sequenza di pieni e vuoti leggibile come un corpo unitario e articolato.
Tra i precedenti illustri viene alla mente l’Unità di abitazione orizzontale al Tuscolano (Roma) di Adalberto Libera, anch’esso alla ricerca di una risposta a suo tempo contemporanea al tema dell’aggregazione di abitazioni unifamiliari, che in quel caso trova nell’insula mediterranea la matrice compositiva.
In via Majorana a Faenza il fronte su strada acquista dignità urbana attraverso l’articolazione dei volumi nel rapporto tra la parte basamentale prevalentemente muraria - trovando l’unitarietà nel muro bianco che delimita la proprietà - e il piano superiore di ogni abitazione che, traslando, si dischiude in grandi aperture.
Il sistema costruttivo impiegato è costituito da una struttura portante in calcestruzzo armato e tamponamento in laterizio alleggerito dello spessore di 30 cm, con isolamento termico. Il manto di copertura è realizzato anch’esso in laterizio con tegole portoghesi. Nell’articolazione delle singole abitazioni, l’impluvio centrale - fulcro della casa - segna una contrazione verso l’interno, rimandando ad altre viste in profondità verso il paesaggio agricolo.
La percezione dello spazio interno è accentuata dal doppio volume che si interrompe poco prima della vetrata antistante il giardino.
Ogni abitazione si sviluppa in un sequenze di ambienti caratterizzati da diversi gradi di intimità, attraverso la modulazione della luce naturale attraverso terrazze e logge. La salanaturale attraverso terrazze e logge. La salada pranzo ha la sua quinta sul patio interno ela cucina trova il suo naturale prolungamentonella loggia sul giardino, che in copertura a suavolta è una ampia terrazza in continuità con lazona notte in vista sulla campagna.Lo schema “a schiera” potrebbe estendersi pertutta la lunghezza della strada o potenzialmenteall’intero quartiere, come Álvaro Sizanella Quinta da Malagueira a Evora ci insegna. In via Majorana si interrompe nella casa di testataa sud, l’abitazione più grande che occupail lotto di maggiori dimensioni.

Andrea Zamboni
PhD Arch., Professore di Progettazione Architettonica Università di Parma


Scheda tecnica

 

Oggetto: Case in via Majorana a Faenza
Località: Faenza, Ravenna – Italia
Progetto architettonico: Alessandro Bucci Architetti
Progetto strutturale: Marco Peroni Ingegneria
Progetto impiantistico: Studio Energia
Impresa di costruzione: Ferrara Salvatore, Faenza
Cronologia: 2007-2009
Superficie: 428 m2
Fotografie: Alessandro Bucci - Alessandro Ciampi