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Paraguay/Lambaré  
Benìtez + Gabinete de Arquitectura

Teletón children’s rehabilitation center Lambaré

La collaborazione tra la Fondazione Teletón paraguayana e Solano Benítez è nata da reciproca opportunità: la committenza doveva uscire da un periodo di difficoltà, l’architetto intendeva sperimentare, a grande scala, quei principi testimoniati nel progetto per la sede del Gabinete de Arquitectura, il suo laboratorio.

Quando parla dei suoi collaboratori, li definisce ironicamente come degli “specialisti nel fare tutto quello che non sanno fare”. È la metafora di un approccio in cui Ricerca e Architettura si susseguono in un circolo virtuoso di progetto e sperimentazione, di teoria e cantiere. Il legame di Benítez con la sua terra è l’innesco del suo modo di progettare: il Paraguay è lo scenario di drammatici conflitti, con la conseguenza che una consistente fetta della popolazione versa in condizioni di povertà, nonostante una crescita economica vicina alle due cifre. Un sesto circa di tale ricchezza si deve all’industria edile, al punto che due sono le cose che abbondano nel Paese: mattoni di laterizio e manodopera non specializzata. Un abaco ridotto di soluzioni tecnologiche e la scarsa specializzazione sarebbero state d’ostacolo per chiunque: Benítez le trasforma in opportunità d’innovazione.

La sua lezione è incentrata sul cambio di prospettiva volto all’interpretazione del materiale come materia. Solo così si può utilizzare il laterizio in strutture sottoposte a sforzi di trazione, si può impiegare un calcestruzzo con un rapporto acqua/cemento sbilanciato, si possono realizzare finestre a nastro nella muratura portante e volte di laterizio senza piedritti. Un’alchimia resa possibile da un “mago”, come lo definisce Dal Co dopo essere andato a trovare Benítez ad Assunción. L’intervento per il Centro di Riabilitazione Teletón è articolato in tre blocchi: l’edificio posto nel punto più lontano dall’ingresso è stato riconvertito a ospitare gli uffici amministrativi (A), è stato necessario rifunzionalizzare l’altro edificio esistente per la terapia (B) e, infine, il progetto ha previsto la realizzazione di un’area destinata all’idroterapia e la gerarchizzazione dell’ingresso mediante due volte reticolari (C).

Il committente, nel ricostruire la propria immagine, aveva posto un vincolo: equilibrio tra basso costo e alta qualità architettonica. Questi presupposti accomunano tutto l’intervento attraverso il reimpiego di materiali riciclati dalla demolizione di parte della preesistenza, esaltando la loro capacità di resistere agli sforzi. Bozze di laterizio sorprendono nel realizzare volte rampanti a controcatenaria, irrigidite da nervature ad arco incrociato. Tali volte, compartimentano la distribuzione ma, adagiate a terra, possono anche articolare in maniera flessibile la pianta libera. “Nulla è più semplice del nostro mattone”, afferma Benítez, ma allo stesso tempo egli lo impiega con ricchezza formale e strutturale nelle chiusure esterne del padiglione di 140 m2 destinato all’idroterapia. Sottilissimi diaframmi di laterizio prefabbricati a terra realizzano pannelli di circa 3 m di altezza e 70 cm di larghezza per uno spessore di soli 4 cm. Questi si dispongono ad angolo per resistere al ribaltamento cui inevitabilmente sarebbero destinati per snellezza. Il vibrato che ne deriva contempera un’esigenza strutturale e una formale, assolvendo anche alla regolazione termo-igrotermica dell’interno. Quest’ultimo racconta la volontà di armonizzare architettura e natura: la copertura è realizzata da piramidi rovesciate le cui pareti sono dei sottilissimi diaframmi di laterizio. 

Esse sono sostenute da pilastri troncopiramidali in calcestruzzo armato. L’insieme simula la chioma e il tronco di alberi maestosi. L’accostamento di tali strutture consente alla pioggia e alla luce di filtrare e la piscina, come un ruscello, riflette nell’ambiente la luminosità diffusa che vi penetra attraverso un piano terra permeabile al giardino. La neogotica sincerità strutturale è ispiratrice delle due grandi volte reticolari rampanti che caratterizzano l’ingresso. Integrate con la natura, si lasciano attraversare dagli alberi in un verso e dalla luce nell’altro. La struttura reticolare è una scelta precisa: ipotizzando solo sforzi assiali, si può demandare al laterizio la resistenza a compressione e all’acciaio quella a trazione. 

La tecnica è ancora quella della prefabbricazione a piè d’opera: manodopera non specializzata realizza triangoli di muratura che, disposti su una centina, compongono la cassaforma collaborante con un’armatura annegata nella malta.Evitando sia riferimenti alti che vernacolari, Solano Benítez nel Centro di Riabilitazione, non fa altro che smontare l’architettura pezzo per pezzo, ricostruendola con un nuovo assetto, avvicinandola sia alla natura sia all’uomo: una metafora per descrivere le ambizioni di un intero Paese che ha voglia di ricostruzione. 

Antonio Magarò Architetto
PhD Student, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi Roma Tre


Scheda tecnica

Oggetto: Centro per la riabilitazione di bambini con limitata mobilità
Località: Lambaré, Paraguay
Committente: Fondazione Teletón Paraguay
Progetto architettonico: Gabinete de Arquitectura, Solano Benìtez, Gloria Cabral, Alberto Marinoni, Xtina Cabrera, Gabriela Torreani
Collaboratori: Bertha Gonzalez, Mercedes Peña, Salvatore Vicidomini, Paolo Oliva, Jorge Gallardo, Mathias Ortiz, Bertha Peronni
Progetto strutturale: Enrique Granada (prima fase), Carlos Escobar (seconda fase)
Cronologia: 2009 (progettazione), 2010 (realizzazione)
Superficie: 13.800 m2 (lotto); 3.200 m2 (superficie edificata)
Fotografie: Lauro Rocha e Gloria Cabral

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