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Italia/Pisa  
AND Studio

Abitazioni nella natura a Santa Colomba, Pisa

«Mantenendo la scala danese,  per quanto riguarda la superficie orizzontale, e accentuando invece le dimensioni verticali del rilievo, si ottiene un «paesaggio collinare, a misura d’uomo» come quello della Toscana o del Monferrato», scrive Christian Norberg-Schulz in Genius Loci. Entro questa cornice, la piacevolezza del paesaggio rurale e naturale della collina pisana affida ai progettisti il desiderio di un intervento rispettoso, improntato a principi di continuità con il paesaggio e di inserimenti armoniosi con il contesto. Continuità potrebbe proprio considerarsi la parola chiave, in quanto comune denominatore dell’intervento sia alla scala urbana, sia a quella del dettaglio costruttivo. L’area si dona agli architetti con una copiosa dotazione di panorama e di vegetazione, assieme a un edificio isolato di fattura rurale in muratura mista, di mattoni e pietra, in cui i colori della terra e delle materie prime rese disponibili dal suolo dominano cromaticamente la scena. Il progetto allinea i propri muri e le altezze alla preesistenza, e per gli affacci sceglie le tonalità chiare del mattone, a richiamare i colori delle sabbie locali, per accostarsi con analoga sensibilità ai materiali e agli elementi costruttivi dell’architettura di riferimento. 

«Già in altri tempi si diceva «la collina» come avremmo detto «il mare» o «la boscaglia». Ci tornavo la sera, dalla città che si oscurava, e per me non era un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere», aggiunge Cesare Pavese in La casa in collina. Alla casa singola isolata, tipologia consolidata nella letteratura disciplinare del paesaggio collinare, si chiede ora di essere un insieme di residenze. I progettisti riescono nell’intento, plasmando le costruzioni, disponendole attorno a uno spazio aperto comune, a ottenere un borgo su corti: una principale di forma pressoché quadrata, seguita da una seconda di forma più allungata e irregolare. Entrambe risultano chiuse dal costruito su tre lati, mentre il quarto è paesaggio, come in alcune celebri piazze italiane, quale per esempio quella dell’Unità a Trieste. 

Nella visione d’insieme, le coperture di progetto replicano le morbidezze della collina, rialzandosi ovvero rilasciandosi, in gronda e al colmo, a seconda degli accenni d’asperità del terreno. L’assenza di fronzoli, di effetti chiaroscurali fra tetto e parete, il nascondimento di elementi tecnici quali quelli per la raccolta delle acque meteoriche, riconducono i volumi abitativi a forme basiche, come blocchi d’argilla chiara, sbozzati e lavorati dall’artigiano. Quinto affaccio del costruito, il tetto partecipa in questo modo alla strategia complessiva adottata per la trasformazione del paesaggio, concedendo anche in questa occasione la possibilità di parlare di roofscape, per analogia a landscape.

Gli editoriali già pubblicati su questa rivista in merito al tema delle coperture, a firma di Giovanni Iacometti e di Gian Luca Brunetti, hanno ben descritto come la risoluzione del dibattito posto da Tessenow sul tetto piano o a falda abbia prodotto nuovo spazio d’azione alle coperture inclinate, aprendo a sperimentazioni e a ripensamenti espressivi pure radicali, con esempi di reciproca ibridazione delle tecniche costruttive di muro e di falda. Ancora, Brunetti ha evidenziato l’avanzamento della ricerca prestazionale di taluni elementi costruttivi, in special modo di «manti di sottocopertura caratterizzati da elevata impermeabilità all’acqua», a rendere concretamente possibile l’effettiva estensione al tetto di modalità applicative proprie della parete, e viceversa. Per le otto abitazioni nel pisano, And Studio propone un «faccia a vista» in elementi laterizi, mattoni e listelli, esteso sino alla copertura, a definirne il manto. Si tratta in questo caso di una soluzione di parete applicata al tetto, anziché del contrario, come avviene in numerosi esempi olandesi recenti, in cui è la tegola a discendere verticalmente verso terra. In parallelo a una continuità concettuale e visiva, il progetto offre due soluzioni tecniche differenti. Il «faccia a vista» a completamento della stratigrafia muraria sembra applicato «a secco»; vi sono in effetti aggrappaggi metallici di tenuta, a sostegno dello strato di finitura esterno, alle spalle del quale si trova la camera d’aria per la ventilazione verticale, ma all’intradosso della cortina in mattoni è stesa malta cementizia, come usuale. A completamento della stratigrafia di copertura, il «faccia a vista» è invece applicato mediante leganti al manto impermeabile ad alte prestazioni prescelto, prodotto espressamente per tali modalità di posa. Ne deriva una tipologia di tetto caldo, con assenza di ventilazione.

Alberto Ferraresi
Architetto, libero professionista


Scheda tecnica

Oggetto: Abitazioni Pisa
Località: Bientina, Pisa
Committente: R.E.CO.Edilizia
Progetto architettonico: AND Studio, Andrea Mannocci
Collaboratori: Eleonora Dell’Aquila, Ivan Giannotti, Caterina Massei, Silvia Barani, Alessio Rosati, Domenico Concilli, Federico Gabbrielli
Impresa edile: R.E.CO.Edilizia
Cronologia: 18/06/2009 -27/05/2011
Dati tecnici: Sup. ambito di intervento: 1.787 m2
Superficie coperta: 450 m2
Volume: 2.583 m3
Costi di costruzione: 950.000 €
Fotografie: Eleonora Dell’Aquila

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